martedì 31 dicembre 2013

Grazie 2013... e benvenuto 2014!


Mi piace svegliarmi molto presto e andare sul terrazzo a guardare l'alba. Vedo i monti illuminati da una luce soffice, delicata e riconosco i profili familiari delle Prealpi, che tante volte ho osservato e calcato. 
Anche d'inverno, quando è buio e freddo, esco e aspetto quei volti di granito, perchè so che in quelle ore danzano i nostri sogni, sospesi sui primi raggi di sole.
Quei momenti sono magici, perchè è lì che decidiamo come vivere il giorno che presto seguirà.

Quando arriva Natale, io non anelo l'attesa o la Festa. Mi piace vivere quei giorni che ci separano dal nuovo anno. E' come aspettare il sole sorgere di nuovo: si possono fare promesse, stilare progetti, costruire dei castelli di carta e vederli già realizzati. Solo il nuovo anno dirà se sono stati sogni fuggevoli o piuttosto, come mi auguro, realtà concrete.

domenica 8 dicembre 2013

Correre per srotolare i propri pensieri


Per la maggior parte dei runners, correre è una metafora della vita: ci si sbatte, qualche volta si cade, ci si rialza e si continua fino alla fine, fino al traguardo.
Per me correre è anche pensare, aiutare la mente a srotolare i gomitoli in cui Morfeo annoda i miei pensieri. E' necessario per evitare di accusare i colpi della quotidianità, soprattutto in periodi faticosi come questo.
Visti il freddo e la scighera odierni, ho evitato la montagna (poi ho scoperto che c'era il sole sopra i 400 metri, dammit!) e mi sono dedicato alla consueta tapasciata domenicale, in compagnia della Family. E' stata una settimana strana, non semplice, con vari eventi che mi hanno lasciato uno strano sapore amarognolo e il bisogno di chilometri nella natura.
Così è stato, tra le colline della Brianza lecchese, e i pensieri, nonostante un pit stop non proprio preventivato, si sono srotolati in 18 km, facendomi rimbalzare tra qualche perla in perfetto stile Fabio Volo :O , tra cui: "Forse stiamo solo recitando la sit-com scritta da qualcun altro... o forse sono i nostri standard ad essere dannatamente alti. L'importante è sapere che la serie non verrà cancellata al termine della stagione, o, se lo sarà, che ce ne sarà un'altra migliore.".
Amen!

domenica 1 dicembre 2013

Nevica, ricordi di mezza estate

Nevica, e sono qui a guardare fuori dalla finestra, come se vedessi per la prima volta i fiocchi. Vorrei stare fuori a giocare come facevo da bambino, ma devo rimandare l'appuntamento. Mi consolo pensando a domani, quando ci sarà la tapasciata domenicale.
Così nel breve volgere di un the, la mente vaga, tornando alle vacanze in Val di Giust e a un episodio in particolare, che sembra preso di peso dalla pubblicità dell'Amaro Montenegro.

Atmosfera, grazie!


19 agosto 2013

Versione breve per chi non ha voglia di starmi a sentire ha fretta: ero stato incaricato di portare uno striscione in Angeloga e ce l'ho fatta.

Versione lunga: nel mio ruolo di accompagnatore degli oriundi americani (pronipoti dei valligiani emigrati negli States e tornati a riscoprire le loro origini, per il secondo anno), mi venivano affidate missioni improbabili. 
Quest'anno il capocomitiva Bill Trussoni era arrivato da solo, senza la moglie Rose, che sarebbe giunta solo successivamente. Per accoglierla degnamente (e farsi perdonare qualcosa, suggeriscono i maligni), si sarebbe dovuto approntare qualcosa di speciale in Angeloga (fantastico alpeggio soprastante Fraciscio, frazione di Campodolcino).
Una gita in elicottero da Campo, con tanto di sorvolo del Pizzo Stella (da alcuni statunitensi malinteso come PizzA Stella) e una notte a 2042 metri, là al Rifugio Chiavenna, dopo una lauta cena e una sonora cantata.
Per non farsi mancare niente, alla discesa dall'elicottero c'era la banda di Chiavenna, capitanata dall'eclettico Giocondo Del Curto, nonchè uno striscione di ringraziamento a Rose. Mi avevano ordinato Mi ero offerto volontario di portare il suddetto striscione, ma le condizioni meteo non erano delle migliori.
Quindi, poco dopo pranzo, coglievo la finestra di opportunità (leggasi: occhio del ciclone) e lungo sentieri conosciuti sasso per sasso, partivo verso l'Angeloga con uno zaino bello carico.

Con me non viaggiava solo lo striscione, ma anche tanti ricordi che avevo bisogno di mollare, come in un viaggio catartico. Come tante volte avevo fatto, prima di questa missione solitaria. E mentre salivo di balza in balza, mi lasciavano il passo memorie non necessarie, conosciute in questo 2012-13: storie vissute e aneddoti divertenti mi saltavano in mente; ogni tanto ridacchiavo tra me e me e questi ricordi sparivano tra le nuvole che vorticosamente mi sovrastavano. Persino Lola Bunny, che tanto mi aveva fatto penare, scivolava via, e magicamente si aprivano spiragli di sole...

Più lasciavo andare i fantasmi, più volavo sul sentiero, fino a raggiungere a tempo di record il Rifugio Chiavenna. Qualche chiacchiera con Matteo e Monica (i fantastici gestori), il tempo di lasciare lo striscione, evitare due gocce e tornare a fuoco giù in Valle. Sentendomi nuovamente libero da costrizioni, ancora una volta l'Angeloga mi aveva restituito gambe per correre e ali per volare. Ora vorrei che fosse lo stesso, ma la neve mi costringe ad attendere domani...

P.S. Il giorno dopo (ventoso) è stato fantastico... Mi piace pensare che un piccolo tassello di quella giornata felice sia anche mio :)
 

Per la cronaca, questo era lo striscione. Quale il suo significato occulto? :)


sabato 23 novembre 2013

La gara perfetta


La gara perfetta non esiste, ma se esistesse, come sarebbe poterla disputare? Sarebbe come correre, inseguire la propria ombra, superarla e vincere. Qualcuno, ogni tanto, vi dice che l'ha raggiunta, quella perfezione: ha toccato lo stato di grazia, il miracolo podistico, più unico che raro, la congiunzione astrale.
Ma per noi comuni mortali, miscredenti, come può svolgersi la gara? Con un percorso ostico (anche la più piatta può riservare sorprese, vedi Cremona, Monza o anche la delirante Stramilano), con un meteo assurdo (Monza 2011 docet) o, ultime ma non da meno,  le proprie condizioni, fisiche e/o mentali.
Alla fine anche il runner più esperto può arrischiarsi, toccando la gara ideale, o quella che sino a quel momento è la migliore prestazione possibile. Però questa impossibilità, questa imperfezione in fieri ci può regalare la spinta mentale per limare secondi, per superare gli ostacoli, per essere resilienti, in strada così come nella vita. Senza contare che ogni inconveniente superato è esperienza che ci verrà utile alla prossima gara. 
Magari la gara perfetta non esiste, ma se così non fosse... forse un giorno la troverò.

martedì 19 novembre 2013

17.11.2013 - Alpin Cup @ Sesto SG



L'Alpin Cup è una mezza un po' atipica, correndosi tra i vialetti alberati di Parco Nord, a cavallo tra Sesto S.G., Milano, Bresso e Cinisello. E' molto casalinga anche come organizzazione, essendo portata avanti dal locale Gruppo Alpini.
Quest'anno i Bocia partono con una folta rappresentanza, essendo ben 4 gli arditi sulla Bociamobile: il dinamico duo Brambilla - Fumagalli, Veronica e il sottoscritto, molto assonnati ma anche motivati, nonostante il meteo plumbeo non prometta bene.

Mentre il clima pian piano si scalda (nonostante mani fredde e segnalazioni non impeccabili :) ), ripenso a come sono arrivato qui: un mesetto fa davo fondo alle mie energie nell'ottima Mezza di Cremona, ad un passo dall'1h30'; poi una serie di trasferte lavorative e riposi mancati hanno mandato a monte l'appuntamento con la Mezza di Busto Arsizio, in cui avrei dato l'assalto in grande stile al muro dei 90'. Così ho preferito recuperare la dimensione più genuina della corsa, accontentandomi di lasciare andare le gambe, accantonando tabelle e PB.

Per festeggiare il PB di Cremona, ho deciso di regalare una mezza (la prima) a Veronica, con tanto di paramedico personale, pardon servizio pacemaker. Riesco ad iscriverci in extremis (grazie alla cortesia degli organizzatori).
In vista dell'impegno sui 21 km, abbiamo corso al Monza Challenge, appuntamento molto autunnale ideato e governato dal Monza Marathon Team. Insieme ad Andrew, Mongullo e Annalisa i 10 km sono filati via lisci: l'ottima risposta di Veronica, che ha chiuso poco sotto i 48',  conforta i presenti in vista della Mezza. La proiezione con la Calcolatrice di Riegel dà addirittura 1h45', ma forse è meglio non dirle niente, a scanso di attacchi d'ansia :)

Mi gusto i giorni pregara in quel di Trento, costretto lavorativamente a correre sul Lungadige, al chiaro di luna (e della frontale) ed eccomi al via. Ho assicurato Veronica che il ritmo sarà adeguato alle sue capacità, senza forzare alla ricerca di crono impossibili.
Il tempo di salutare amici e conoscenti e poi ci spostiamo verso la partenza: Chiara e Davide proseguono verso la testa della griglia, mentre noi rimaniamo a 2/3 della folla. Due chiacchiere, qualche personaggio noto tra i partenti (Davide Cassani e l'immancabile Linus), poi pronti via.
La fiumana è inarrestabile, ma a differenza degli anni passati le partenze con la 10 k e la mezza non competitiva sono state scaglionate, quindi riusciamo ad inserirci bene nel gruppo.

Il ritmo è discreto, non dobbiamo forzare a meno di 5'/km, il percorso scorre via senza affanni. Il tempo di fare qualche battuta per distrarre Veronica dalla fatica e siamo già al primo ristoro, che evitiamo. Giriamo ai 5 km in 26'20", lasciando una proiezione spannometrica di poco sotto all'1h50':  ad entrambi basterebbe, quindi si continua così.

Nel frattempo veniamo superati da un gruppo di marciatori, con tanto di allenatore in bici che li segue in maniera un po' inquietante: noi non ci facciamo prendere dalla frenesia di tenere il loro ritmo. Tagliamo il giro di boa dei 10.5 km (posto sul traguardo) in 55'11": buon riscontro cronometrico, visto il primo giro percorso con il freno a mano tirato. Al ristoro posto dopo il traguardo ci fermiamo un attimo, giusto il tempo di un po' d'acqua e un primo scambio di impressioni, prima di scattare ad un ritmo più sostenuto.

Al 12° km siamo già in leggera accelerazione, ma Veronica vorrebbe aumentare ulteriormente il passo dal 14° km: la freno e le dico che dal 16° in poi sicuramente andremo di più, senza effetti collaterali. Sopraggiungono intanto altri marciatori, sempre scortati da lontano dall'implacabile allenatore. Veronica si è fatta seria, non risponde neanche alle mie scherzose provocazioni, è diventata una vera atleta :) Poco prima dell'ultimo ristoro è in crisi da sete, quindi sprinto per 400 metri, recupero due bicchieri e l'aspetto, riuscendo ad evitarle la solita confusione. Quando ripartiamo, il ritmo è decisamente più alto e riusciamo a cogliere l'onda giusta, superando svariati concorrenti ed accodandoci a quelli più frizzanti.

A riprova dei nostri sfrozi, l'ultimo chilometro è divorato a 4'33", andando a sverniciare qualche malcapitato/a nello sprint finale. Il crono è di tutto rispetto: 1h48'50" RT per Veronica (345a), un secondo in più per me (347o), a fronte dell'identico tempo assoluto di 1h49'23". Risultato raggiunto!

Nel post gara ritroviamo Davide (32° assoluto, 3° nei TM con 1h25'37") e Chiara (neo venticinquenne!), 125a in 1h35'54" - 4a tra le donne). Mentre ci rechiamo alle premiazioni, scopriamo che pure Veronica è andata a premi, cogliendo il 2° posto nelle TF! Giornata ottima, non  poteva andare meglio!

giovedì 14 novembre 2013

Pensieri tra Trento e Bolzano

Lo confesso: quando mi chiedono la disponibilità per missioni lavorative, la prima cosa che controllo sul PC non è la disponibilità di alberghi e B&B, ma di piste e sentieri da correre. Prima di accettare Trento (dove mi trovo ora) ho smanettato su runningforum e ho chiesto pareri ad amici corridori.
Poi ho controllato le foto: montagne a portata di mano, pardon di gamba, piste ciclabili in abbondanza, tutto ok.
Mentre svolgo il mio lavoro ripenso ai miei amici della FAK: loro hanno cavalcato la notte prealpina, andando sul Palanzone con le frontali, mentre io corro sul Lungoadige. Mi sovvengono altri pensieri, nei chilometri della ciclabile che conduce a Bolzano, rischiarato dal (poco) chiaro di luna e dalla pila.
Perchè corro? La domanda per me è mal posta. Dal mio punto di vista dovrebbe essere "perchè stare fermi?": come cantava il Liga "ci riposiamo solo dopo morti", e così, dopo tapasciate, corse, mezzemaratone, mi imbarco in altri chilometri, lontano da casa. D'altronde, Paese che vai, strade che corri :)
Non comprendo, veramente, chi mi dice "beato te che hai tempo". Quali cose non faccio giornalmente? Non guardo TV, se non a casa di altri. Non fumo. Bevo poco caffè. Ho ridotto le mie partite di calcio. Preferisco leggere, con una bella tisana fumante a ristorare il corpo e la mente.
Ok, capisco che correre non sia per tutti. Ci vogliono doti tecniche e atletiche. Ci vuole soprattutto una robusta forza mentale per partire, prima, e non mollare, poi.
Non vi peserà, vi solleverà: tutto quello che investite correndo, vi ritornerà nella vita quotidiana. La corsa è un volano. Avete gambe per correre e ali per volare.

domenica 3 novembre 2013

Fattore K: la scelta delle scarpe

Le scarpe sono l'accessorio più importante nella corsa, quindi la loro scelta implica alcune considerazioni fondamentali.
La prima è la postura del piede, ossia il tipo di appoggio che questo assume al contatto con il terreno: vi sono tre categorie, ossia pronazione (appoggio verso l'interno), neutralità, supinazione (appoggio verso l'esterno). Dall'identificazione del proprio appoggio discende la possibilità di scegliere in maniera appropriata la scarpa.

Per capire il proprio appoggio esistono diversi test: dal piede bagnato sul foglio di carta sino alla pedana baropodometrica passando per l'esame dell'usura della calzatura. Nessuno di questi esami è risolutivo in sè e per sè, in quanto il corpo umano (quindi anche i piedi) muta stile con la prosecuzione della singola sessione di corsa. Addirittura la postura assume modifiche definitive man mano che impariamo a correre, diventando sempre più efficienti. Quindi è meglio condurre delle "indagini comparate", non tralasciando nessun aspetto.

Le scarpe da corsa si dividono in 5 categorie: la maggiore discriminante è il peso, il quale a sua volta deriva dalla struttura della scarpa. Tendenzialmente, maggiore protezione significa maggior peso, ma le recenti innovazioni (tecnologia, materiali, tecniche costruttive) consentono di diminuire peso, mantenendo protezione e ammortizzazione. Vediamo nel dettaglio:
  • A0 Minimaliste: rispondono alla recente moda di "assecondare la biomeccanica naturale". soprattutto con un dislivello minimo tra avampiede e calcagno (cd. differenziale), che va a diminuire significativamente il peso della calzatura. Purtroppo non sono adatte a tutti, in quanto il runner arriva normalmente da una storia più o meno lunga, con l'utilizzo di scarpe più o meno adatte. Ne consegue che il piede ha una sua storia. Non a caso sono sconsigliate a soggetti pesanti e/o pronatori. Tutti gli altri dovrebbero avvicinarsi gradualmente a questa tipologia di scarpe.
  • A1 Superleggere: sono scarpe da gara, con un differenziale minimo (maggiore rispetto alle A0), leggere, adatte a runner leggeri e veloci. Rispondono ad una filosofia di corsa classica, che prevede ammortizzazione e flessibilità a carico della calzatura. Peso <250 gr.
  • A2 Intermedie: spostano la lancetta della bilancia verso i 300 gr (dai 250 sino ai 290 gr)., inserendo elementi che aumentano ammortizzazione e stabilità, con un differenziale superiore rispetto alle A1. Sono calzature da gara, solo i leggeri possono usarle anche per allenarsi.
  • A3 Massimo Ammortizzamento: scarpe classiche, con modelli per tutte le posture e per tutte le tasche. Superano i 290 grammi, ma vi sono modelli che scendono al di sotto di questa soglia. Il differenziale è marcato, con consequenziale aumento di ammortizzazione e protezione del piede.
  • A4 Stabili: calzature adatte ai pronatori, aumentano gli elementi di protezione e quindi anche il peso. Sconsigliate a tutti gli altri.
Un altro concetto degno di nota è l'usura: in altro post segnalavo l'obsolescenza programmata, commentando l'incredibile consumo delle mie calzature a fronte della durata dichiarata dal produttore. A fronte di un'usura negativa, inevitabile, ce n'è una positiva, ossia la possibilità di modellare le calzature sui nostri piedi per avere la massima resa. Chiaramente si tratta di un rapporto bilaterale, in quanto pure i nostri piedi, chilometro dopo chilometro, si adattano alle nostre scarpe, minimizzando le distanze necessarie ad avere la calzatura "già rodata", ma che giocoforza dovrà scontare la fine della sua vita (ossia, prima o poi dovremo cambiarla).

martedì 29 ottobre 2013

27.10.2013 - Trofeo Montestella

Davvero che peccato... sono un ragazzo inadeguato... :)


Una settimana di lavoro a Cremona, con viaggio quotidiano A+R, non ha certo facilitato il recupero. Tuttavia ci tenevo ad essere al Trofeo Montestella, 10 km nella zona di Nord-Ovest di Milano, a cavallo del Parco di Trenno.
Le mie gambe sono ancora indolenzite, ma la voglia di partire e farmi uno degli ultimi diecimila della stagione ha avuto il sopravvento.
Ergo di buon'ora (ma non troppo, visto il gradito ritorno dell'ora solare) mi reco a Lampugnano, dove parcheggio e adempio a tutte le operazioni classiche prima della partenza. Faccio in tempo a incrociare l'Ale, la quale mi darà i suoi soliti 2/3 minuti, nonostante il comune pregresso alla Mezza di Cremona (1h23' e spiccioli per lei).
Gli anni scorsi le prestazioni in situ sono state scadenti, sul 43' alto, crono che certo non si può spiegare con preparazioni, infortuni e altre scusanti.
Tuttavia, rispetto alla prima partecipazione, il tracciato ha subito una variazione (la prima l'anno scorso), portando la carovana nel Parco di Trenno (giusto per non pagare cifre astronomiche all'ATM per il blocco della linea) e oggi per lo meno ho in testa cosa dovrò fare per non rimanere imbottigliato.
Faccio appena in tempo a scaldarmi, con qualche giro di campo sulla pista d'atletica, e nonostante la termocrema, i miei polpacci faticano a raggiungere la temperatura d'esercizio. Passo allora in strada, dove incrocio Bark Psychosis di Running Forum. Una veloce chiacchierata, anche lui non punta molto in alto, per via dei troppi km corsi sinora che hanno lasciato qualche strascico.

In bocca al lupo, ci sistemiamo in griglia avanzati... Pronti... via!
La gamba gira inaspettatamente bene, oltre i doloretti vari, probabilmente l'adrenalina fa la magia e mi tiene sotto la soglia del dolore: il traffico eccessivo non è in stile Deejay Ten, dei 1600 iscritti ne avrò davanti a me "solo" 300, quindi posso muovermi senza affanni prima in strada e poi sui vialetti del miniParco (Monza rimane su un altro pianeta!).
Il ritmo è buono, senza neanche gli inconvenienti precedenti del GPS, mi assesto su un comodo 4'06"/4'07", doppiando i 3 km in 12'20": purtroppo le curve a 90° sono frequenti e spezzano il passo; per fortuna le gambe non fanno troppo male, quindi al ritorno (5.5 km dopo) sull'asfalto stradale, cerco anche l'accellerazione, riuscendo ad incrociare al giro di boa l'Ale, che incito così veementemente che il mio vicino mi chiede se sia la mia morosa :). Nel mentre finisco l'ultimo km in 3'50", con un totale di 41'10". Il Gps mi dà 100 metri in più, ma per oggi va bene così.

Settimana prossima tapasciata a Cantù e tra due settimane l'ultima mezza della stagione... Busto Arsizio! Dopo quella solo pacemaker... per Mirtilla :)

sabato 26 ottobre 2013

20.10.2013 - Maratonina di Cremona

Le sensazioni di fine gara si accavallano: l'arrivo in vista, GG che mi saluta e ultimo strappo (ciotolato, argh!), il tabellone con il mio personale, l'attesa di Jennifer e l'imprevisto (suo) in agguato.




E' stata la Mezza del PB, intensa, piatta (ma non troppo, visti i cavalcavia e i ponti), e a alto numero di partecipanti qualificati: con il mio 1h31'00" RT (1h32'18") sono arrivato 856° su 3600 partecipanti, mentre il buon Tommy Vaccina ha concluso 37° con 1h07'. In sintesi, una gara da prendere con i denti e gli artigli. Ma andiamo con ordine.
Domenica scorsa la Deejay Ten è stata disputata in recupero continuo: 10 km molto intensi, dalla caotica partenza sino al traguardo. Un 42'03" RT confortante non tanto per il crono, quanto per le modalità con cui è arrivato: nel pomeriggio ho accumulato altri 11 km, di cui 10 percorsi in 45', comprendendo appieno il potenziale e metabolizzando il lavoro svolto nella settimana precedente (saliscendi nella Valle del Lambro tra Giussano e Verano).

Lunedì mattina, senza troppi patemi, faccio i bagagli per Bolzano, dove starò per 5 giorni di lavoro. In città, complice un clima decisamente primaverile, corro sul Lungotalvera in compagnia dell'amica e collega Giosi: pochi km per volta ad un ritmo accettabile per un totale di 3 sedute, salvo infilarne una 4a il venerdì sera a casa, con 12 km a 4'30" di ritmo, giusto per controllare la gamba.

Domenica mattina: ecco Cremona, raggiunta da vero cavaliere errante (quattro ruote in solitaria); saranno pochi gli amici nordici in zona, ma almeno potranno darmi un riferimento in gara. Ritrovo logistico a ridosso del Duomo, proprio in centro, che si presenta come un salotto.
Nel pregara mi scaldo con Ivan Galimberti del GS Avis Seregno, il clima è fresco, ma non freddo. Si sta bene insomma, eccezion fatta per la partenza, che è a in centro, su una strada larga 8 metri e dovrà ospitare 3600 atleti! La partenza avviene quindi in maniera caotica, con la speaker che si perde il vinello il filo del discorso (la Mezza maratona di... Carpi!!!): io mi sistemo poco dopo la metà e parto a razzo con la massa. Lo schema della gara, lo intuisco subito, sarà un'inseguimento matto e disperatissimo in stile Deejay Ten, ergo il mio lettore mp3 mentale si sintonizza subito su AC DC e Queen, giusto per darmi la carica.
Anche a Cremona il mio GPS (come quello di tanti altri) soffre, ma le gambe no: il tempo di uscire dal centro (la città è piccolina, ma molto verde e ricca di piste ciclabili) e rompo il fiato; con uno slalom ai limiti dello sciistico, risalgo la marea e sono già a ridosso di Ivan in 21'55" (5° km, media in 4'23"), proprio quando inizia la campagna che circonda la città.
Non c'è pace, al 10° km raggiungo pure l'amica Jenny, sussurandole un "amore" che fa trasalire il suo occasionale compagno di percorso, strappandole comunque un sorriso: per farmi perdonare le prometto di andare a prendere la bionda lepre (Miss Brambils), anche se la missione sarà impossibile. Mi stupisco di me stesso, in quanto continuo a tenere il ritmo di accellerare.

Alla fine dell'11° km c'è il tappeto per la registrazione dei passaggi, e il GPS farlocco mi dà 48'; stesso adempimento al 18° (1h17'27") e per un po' cullo il sogno di scendere sotto l'1h30' (sempre che gli ultimi 3 km vengano effettuati alla forsennata media di 3'50"/km), ma al 19° km le gambe iniziano a soffrire un po'. Giocoforza riduco il ritmo, attestandomi sopra il 4'15"/km, per concludere in 1h31'00" netto (argh!), giusto in tempo per andare a raccogliere gli ultimi incitamenti del GG, ospite a sorpresa. Rimane un po' di amaro in bocca, anche perchè il GPS mi attesta 2 secondi in meno, ma le buone sensazioni e l'ottima risposta delle giunture lasciano ben sperare per il futuro.
Lasciando da parte la stanchezza e la soddisfazione personale, mi attesto in prossimità del traguardo per aspettare Ivan e Jenny: mentre il primo arriva in 1h36', non vedo la seconda, salvo poi scorgerla in compagnia dei paramedici della CRI. Ha avuto una crisi ipoglicemica e la stanno soccorrendo: nonostante questo ha portato a casa un ottimo 1h34' :-O
Ripresasi J ("guardi, quando la sua morosa si riprende, gliela chiamo", mi dicono fuori dalla tenda della CRI ), passo al deposito borse (la cui gestione alla sperindio lascia qualche dubbio) e inizio il mio "giro di consultazioni": in primis Tommy Vaccina mi spiega come l'elevato livello qualitativo dei partecipanti l'abbia costretto ad un non preventivato 37° posto in 1h07': fantascienza!!! Poi, sulla strada per gli spogliatoi incontro per la prima volta il Dottormela di RunningForum e, poco prima di scappare, incrocio pure Alessandro Galbiati, organizzatore della Lisunada 2013. Ho il tempo per gli ultimi saluti e poi via, a casa, anche se la prossima settimana dovrò tornare qui a lavorare... arrivederci Cremona!

mercoledì 23 ottobre 2013

13.10.2013 - Deejay Ten


E' il 13 di ottobre, quindi non dovrei essere stupito del cielo a specchio e dell'aria fredda, ma tant'è, la speranza è l'ultima a morire: mi aspettavo un tiepido raggio di sole, come l'anno scorso, e invece rischia pure di piovere. 

Sono le 7.30, mi faccio forza :) e, dopo una sobria colazione,  prendo lo scooter con destinazione Piazza Castello, dove ci saranno gli amici Andrew e Mongullo. Il "problema", se così si può dire, saranno gli altri 15mila iscritti, suddivisi tra 10k competitiva (presente!), 10k non competitiva e i 5 km per i più piccoli. Per fortuna il pacco gara è stato ritirato ieri, cogliendo al volo l'occasione per omaggiare Mirtilla della maglia arancione ("Grazieeee, ma non c'era anche un pezzo nero?" La sventurata rispose).

Il viaggio sulle due ruote è occasione per ricordare cosa successe l'anno scorso: meteo ottimo, crono rivedibile a causa della tabella di preparazione alla Mezza, poi non concretizzatasi causa infortuni seriali. Ora come ora sono al punto giusto, dopo i PB su Mezza (Monza) e 10k (Lisunada), quindi potrebbe scapparci una limata, anche se la folla presente molto probabilmente sarà un duro ostacolo, ma si vedrà.

Il riscaldamento è un'utopia, tra Castello e Piazza, posso solo fare qualche movimento da fermo e mi sorgono dubbi a nastro, tipo "Forse sarebbe stata meglio la Castagna d'Oro" (sventurata per il 2014 cercasi), oppure "Ma alla Campestre della Pell e Oss ci sarebbe stata meno gente, ed era così comoda" per finire con "Tapasciate in giornata, neanche l'ombra?". Alla fine tutto sfuma, mentre l'adrenalina sale, così scavalco le transenne e mi sistemo alla partenza: davanti a me ci sono centinaia, se non almeno mille persone, allo start scatterà il marasma, e così i primi chilometri saranno una gara ad ostacoli.
Pronti, applausi con il Trio Medusa che dà spettacolo come suo solito, abbigliati in maniera stravagante come d'abitudine; via, i primi due chilometri sono percorsi a 5' e 4'30" (un crono ai limiti della tapasciata), poi il GPS mi lascia al mio destino, mentre continuo a superare runner, più o meno improvvisati.

Il ritmo è buono e nel mentre incrocio qualcuno dell'Atletica 2002 di Sondrio, che saluto volentieri. I milanesi, a differenza della Stramilano, paiono più mansueti e non pochi si fermano a incitarci. Il GPS ogni tanto dà segni di vita, e scopro che a fronte dei primi due km  fiacchi, il mio ritmo gara si attesta su per giù sui 4'/km, non lasciandomi neanche la possibilità di avvertire fitte al costato, mentre mentalmente mi passano gli AC/DC del compianto Bon Scott... Highway To Hell, Shot Down In Flames, It's a Long Way To The Top (If You Wanna Rock n' Roll)
Alla fine, complice l'entrata scenografica in Piazza Castello, chiudo in surplace a 42'54" (Tempo Assoluto) con un Tempo Reale di 42'03": non male, considerando i vari carichi infrasettimanali tra Giussano e dintorni, e nonostante il traffico dei primi due km, molto dispendioso e molto poco redditizio in termini di crono.
Qualche minuto dopo di me arrivano Mongullo e Andrew, che chiudono in poco più di 47': foto di rito e poi tutti a casa! Settimana prossima ci sarà la Mezza di Cremona e lì i duri inizieranno a ballare :)

sabato 12 ottobre 2013

Fattore K: L'abbigliamento, le scarpe e altre piccole questioni

Immerso nella mia corsetta serale, tra le brume della Valle del Lambro, la frontale accesa, lo zaino da corsa che traballa, eccomi ancora una volta sulla strada. Mille pensieri nella testa, finchè d'improvviso balena l'idea di una minirubrica basata sulla mia esperienza, su quelli che J.Ax definiva "i consigli di un pirla", dedicando l'omonima (stupenda) canzone al fratello minore.
Quelli di cui avrei avuto bisogno quando ho iniziato a correre, e che man mano sto raccogliendo e metabolizzando...

L'abbigliamento è una questione inderogabile: non si può andare a correre con la maglia di cotone o con la tuta di triacetato. L'ho fatto per anni, la sudorazione non è ottimale, anzi, posso dire tranquillamente che è come correre con un peso ulteriore. Peggio ancora sono quelli che corrono con i kway completi "per perdere peso": ne ho trovati persino ad agosto! Questi soggetti sono irresponsabili, non sanno che è come bloccare il radiatore di una macchina per far consumare di più il motore, il quale poi invariabilmente fonde. La stessa cosa accade al nostro cuore, ergo meglio coprirsi di più o fare più chilometri, ma mai sovraccaricare il nostro motore. Se piove, esistono dei comodi smanicati (volendo potete realizzarne uno, tagliando le maniche ad un kway già esistente).
La tuta in triacetato non è molto traspirante e, quando piove, si inzuppa molto facilmente, aumentando la corsa. Sembra tutto lapalissiano, finchè uno non ci si trova dentro :(
Rispetto al 2003 (anno in cui ho iniziato a correre quotidianamente) il materiale tecnico a disposizione è aumentato in qualità e quantità: grandi catene di distribuzione (Decathlon, Cisalfa, Sport Specialist) vendono materiale a costi abbordabili. Per chi vuole spendere un po' di più ci sono marchi specifici o più generalisti. Dalle maglie classiche alle felpe passando per calzini e fuseaux, la tecnologia ha fatto passi da gigante, permettendo la vestizione completa per tutte le tasche, per tutti i gusti e per tutte le stagioni.

Le scarpe sono la nostra estensione che andrà ad impattare sul terreno, assorbendo il peso del corpo, ergo non conviene risparmiare poichè un'errata scelta può causare infortuni a catena. Quindi, preventivando una spesa dai 50-60 € a salire, bisogna documentarsi sul tipo di calzature adatte al proprio fisico, informandosi sempre: su internet, sulle riviste specializzate, sui siti e sui forum e, non da ultimo, nei negozi, ove spesso i commessi corrono e possono condividere suggerimenti e percorsi.
Le scarpe si dividono in 4 categorie, in base al peso e all'ammortizzazione: A1, A2, A3 e A4 sono le categorie standard; tuttavia questa distinzione è stata modificata grazie ad alcune variabili come peso (indice di massa corporeo - altezza/peso/costituzione), passo (lento/medio/veloce) e andatura (pronatori/neutri/supinatori), che hanno portato quasi tutti i marchi a produrre calzature "evolute".
Come scegliere? Tramite diversi strumenti: l'analisi del consumo della suola (localizzando le zone di criticità), la pedana baropodometrica (per la distribuzione del proprio peso), l'esame su tapis roulant della propria corsa. Questi strumenti, se presi singolarmente, non sono risolutivi: utilizzati insieme, possono contribuire a facilitarci la decisione. Tenendo comunque presenti alcune notazioni:
1. Dopo pochi minuti, il nostro corpo modifica lo stile di corsa.
2. Man mano che progredisce il nostro allenamento, l'andatura "viene economizzata", potendo condurre a modifiche definitive.
3. Non esiste la scarpa eterna, sia per usura che per stile di corsa (vedi punti 1 e 2). Personalmente sono passato dalle Supernova Glide (2009), sino alle attuali Brooks Ghost 6, transitando per Saucony Jazz 15 e 16 nonchè Brooks Glycerine 10. L'usura impone il cambio periodico delle scarpe, quindi si può individuare il numero di km effettivi (in cui le prestazioni sono ottimali e non subiscono degradazioni). Non fidatevi delle pubblicità o delle asserzioni delle case produttrici: una scarpa A3 (usata per allenamento) mi dura dai 400 ai 500 km, 200-300 km in meno di quanto reclamizzato.

L'orologio GPS è il fedele compagno che monitora le vostre prestazioni. Alcuni usano uno smartphone con GPS: tuttavia un orologio è molto più comodo, sia per dimensioni che funzionalità (un telefono vi renderà sempre connessi, facendovi perdere un minimo di relax).
Utilizzando il GPS, potrete scaricarne i dati su PC e capirete non solo le andature, ma anche i percorsi, liberandovi dai sentieri prestabiliti e recuperando quanto meno il piacere della corsa libera.

La socializzazione è il volano della corsa: inizierete magari a correre grazie a qualche amico/a più avanzato/a. A vostra volta inviterete amici con voi, in una sorta di effetto domino. Parlate con il personale dei vari negozi: scoprirete informazioni preziose e potrete contare su ulteriori conoscenze. Iscrivetevi alle gare non competitive, giusto per iniziare: quando vi sentirete pronti, controllate le varie società podistiche sul territorio. Al di là di gare e prestazioni sono un ottimo modo per farvi nuove amicizie e condividere interessi.

giovedì 10 ottobre 2013

Gambe, testa e cuore: sensazioni tra la bruma e la luna

Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi e ogni volta correre più forte di prima. Sfidare il buio, la fatica, il cronometro e il GPS. Arrivare alla fine dei 15 km convinto di poter dare ancora. Riconoscere la luna dalle brume autunnali in cui sprofonda parte del Parco. Arrivare sulla soglia di casa, stanco ma felice, per iniziare gli allunghi di fine corsa. Assaporare ogni singola falcata, immaginando dove correrò ancora, indipendentemente dal meteo o dal luogo. Sensazioni.

E' quasi metà ottobre, periodo ottimale per correre e per pensare con la mente libera (si fa per dire) dagli impegni estivi. Posso così guardare indietro a questo 2013, tracciando un abbozzo di bilancio corsaiolo e meravigliandomi un po' per il potenziale espresso e quello ancora in nuce
Il miglioramento è stato lento, ma costante, in special modo nella Mezza: dalla tiepida Epifania di Annone (1h32' con 300 metri in meno, argh!) alla quasi primavera di Colico (inizio marzo 1h35'02" su 21.097 km puliti) ho limato un bel minutino al vecchio personale omologato di 1h36'10".
Le tappe intermedie non sono state propriamente esaltanti: la Mezza di Lecco ha offerto spunti per i praticanti di kitesurf (1h37') mentre Vittuone (1h35'58") ha messo a dura prova la mia cervice. La Stramilano ha evidenziato il delirio mentale che affligge svariati milanesi (soprattutto gli organizzatori), lasciandomi ad uno spento 1h37': a Seregno invece sono arrivato molto motivato, chiudendo una prestazione "torrida" in 1h33'02", grazie anche all'ottimo intermezzo della Brianza Double Classic (18.250 metri di collinare in 1h21'09" con il buon Claudio Galli).
Da lì in poi ho aspettato 5 mesi per ripropormi sulla mezza distanza classica, centinaia di chilometri sulle montagne dell'amata Val di Giust e il PB (1h32'27") colto sulla non semplice Maratonina di casa, a Monza.

Le 10 km, gare più brevi eppur molto più intense, mi hanno regalato qualche soddisfazione: Seregno (40'17" con 200 metri in meno), la Lisùnada (40'55" la settimana successiva alla Mezza di Monza) e il terribile collinare di Olgiate Comasco (40'58") sono state tappe di un ottimo viatico che , presto o tardi, mi riporterà sotto i 40'. Anche se, forse, quel traguardo sarebbe stato valicato ai 10 di Lecco, appuntamento che mi ha visto stanco per via della precedente Monza - Resegone.
Perla nascosta e in penombra di questo 2013, con i suoi 40 e dispari chilometri da Monza sino alla Capanna, dura scuola (mentale prima che fisica) per qualunque atleta.

Da ultima, ma non da meno la montagna, che costituisce il 50% delle mie radici: paradossalmente la mia frequentazione non è stata assidua, complice il clima alquanto ostico. Le gare affrontate hanno preteso il loro pegno, con fiato e gambe in imbarazzante riserva. Solo la Fraciscio - Angeloga mi ha permesso di ritoccare il PB, mostrando un ottimo motore, bisognoso solo di alcuni assestamenti dovuti alla specificità del terreno. Quando poi sono riuscito ad allenarmi per boschi e sentieri (agosto), i risultati non si sono fatti attendere, permettendomi, al ritorno in pianura, di acquisire più sicurezza nei miei mezzi.

Mentre apro la porta di casa rieccheggiano, molto lontanamente, le parole di Cher "When heroes fall, in love or war, they live forever", a chiosare questa bella serata...

mercoledì 9 ottobre 2013

Tipi di corsa: lo sbiellato

La corsa può diventare una filosofia di vita, è pacifico. Purtroppo in alcuni casi può degenerare, arrivare ad essere una patologia, quando invece dovrebbe essere un momento di gioia, di concentrazione, di focalizzazione e, senza bisogno di dirlo, di attività fisica.

Tuttavia, uno scorretto atteggiamento mentale fa precipitare i bonus della corsa, trasformandoli in malus: un mio ex amico si è rovinato per una nota gara a squadre della zona. Tanto per iniziare, ha compromesso il suo fisico con un'alimentazione sballata (barrette energetiche, pizza e carboidrati a manetta); ha poi continuato entrando in un giro mentale negativo, facendo vivere due mesi d'inferno ai suoi collaboratori, per concludere, stremato, a poche centinaia di metri dal traguardo.

Se quanto sopra vi sembra tanto, meglio omettere i rapporti umani andati a ramengo con quanti gli facevano notare i suoi errori durante la preparazione (incluso il sottoscritto). Tanto peggio se gli sventurati osavano suggerirgli i correttivi. Conclusioni? Non ne valeva la pena, vista la rovina sua e dei suoi compagni di gara. Prendersi troppo sul serio non è mai troppo produttivo...

Voto: 4. La corsa dev'essere un piacere, non una tortura.

martedì 8 ottobre 2013

Tipi di corsa: Il medaglista

Dal dialogo con un medaglista:
Giovedì "Sto male, non so se parteciperò domenica alla gara, al massimo farò una corsetta senza pretese"
Domenica il medaglista arriva puntualmente a premi, di categoria o addirittura assoluti

Il medaglista sta alla pretattica come il ragù alla pasta. Un legame inscindibile che viene rinsaldato corsa dopo corsa, medaglia dopo medaglia. 
Se il sacchettaro un po' ci fa tenerezza, perchè di fondo ci riconosciamo più o meno in lui, il medaglista (soprattutto a ridosso di gare e garette) si concentra su un unico oggetto d'amore, che per sua stessa natura non è condivisibile, ossia la medaglia, intesa come premio per la prestazione. 
La caratteristica essenziale della categoria è lo spirito competitivo che permea e indirizza le azioni dei suoi appartenenti: un esempio è l'attività su internet. Il runner normale guarda podismolombardo, partecipa alle discussioni nei vari gruppi FB, posta su runningforum, il medaglista no. Preferisce scrutare la lista dei partenti su mysdam.
E da qui parte il disastro, con l'applicazione sistematica de L'Arte della Guerra alla disciplina podistica: nella sua concezione, il medaglista si ritiene il Sun Tzu della corsa, con la famigerata pretattica su cui costruisce i suoi successi.
Capita così che al Parco di Monza vadano in scena teatrini simili a quello di cui sopra: personaggi che fingono improbabili infortuni (la bandelletta ileotibialetarsica, la fascia lata media superiore, la fascite plantare con interessamento dell'alluce valgo), che mantengono un basso profilo (non sto bene, ho il gomito che fa contatto con il piede, mio padre/zio/fratello è rimasto chiuso nell'autolavaggio) o che vanno a correre ad orari impensabili (in pieno inverno con temperature polari alle 5.30 am!). Poi sul terreno di gara, costoro sfoderano degli allunghi degni di Momenti di Gloria, musica di Vangelis inclusa.



E lì monta una discreta incazzatura, non tanto per la prestazione sportiva (anche senza una gamba andrebbero al doppio della mia andatura), ma per le prese in giro degne dell'ufficio stampa della Ferrari (alzi la mano chi si ricorda Il Gatto Colajanni).
Questi gli aspetti meno gradevoli: in realtà i medaglisti sono persone socievoli con una discreta esperienza di gara; nei periodi lontani dalle gare possono condividere trucchi, esperienze e chilometri a discreti ritmi. In prossimità dell'evento vanno presi in dosi omeopatiche, altrimenti ci rimarrete male.
Come smontare o trattare il medaglista e minimizzare i danni collaterali? Con molta ironia e garbo, regalategli una bella confezione di Smac Brillacciaio. Luciderà le sue medaglie, e lo aiuterà magari a condividere un pezzo del suo orgoglio. Voto 6, si può fare condividere di più.

Puntate precedenti: 1. Il sacchettaro

Tipi di corsa: Il sacchettaro

Nota: con questo post parte una sorta di minirubrica in cui censisco i runner. Le tipologie non sono compartimenti stagni, in quanto ogni corridore che si rispetti avrà caratteristiche proprie di più categorie. Semplicistiche? Forse, ma gli stereotipi servono a darci delle indicazioni di massima, un po' il contachilometri: mai esattamente quella velocità, salvo autovelox. Il tutto con intento goliardico e autoironico :)

Grazie a Veronica per l'idea!

Il sacchettaro è per definizione quel runner che punta al sacchetto, inteso come pacco gara. La sua preparazione all'evento parte da Internet (una volta c'erano i volantini e le "voci di corridoio"), in special modo su podismolombardo.it e podisti.net: in santa pace può scegliere distanza, luogo e scrutare poi con calma e cupidigia il contenuto del Pacco Gara.
Spesso la valutazione della gara a cui partecipa dipende dai gadget e dai souvenir che si porterà appresso come un bambino felice: la tanto decantata maglia tecnica (poco importa che sia un modello in poliestere simil-cellophane), gli accessori (polsini in spugna degni di Lendl e McEnroe), cibarie assortite in microdosi.
Il sacchettaro evoluto, passo successivo nella scala dei corridori, raffronta il rapporto qualità/prezzo della gara a cui partecipa, pure con l'ausilio di strumenti tecnologici: si sprecano quindi i fogli in excel con cui tener conto di chilometri, ristori, costi e dell'agognato pacco gara. Una fatica da ingegneri, categoria di cui anch'essi si sentono parte. A torto o a ragione? Indubbiamente sembrano delle massaie... di corsa. Voto: 7, perchè di fondo siamo tutti un po' sacchettari :)

giovedì 3 ottobre 2013

30.09.2013 - Giroingiro del Bolettone


Domenica mattina. Il cielo plumbeo che pare bloccare ogni aspirazione alle grandi altezze. Le pioggia che cade fine, quasi a lavare gentilmente le pelli e le anime dei corridori. E alla fine il Bolettone, un confortante trapezio che dal Triangolo Lariano osserva placidamente tutto quanto accade nella pianura brianzola.
Al di là delle licenze poetiche, giornata autunnale in Lombardia: temporale si/no/forse con l'atmosfera alla Twin Peaks tipica di questo periodo e di questo luogo. Non che sia un novità, ma alla fine di settembre si spera sempre in qualcosa di meglio, complice anche la temperatura gradevole persistente.
Sei i Bocia alla partenza: in realtà Capitan Brambilla è in versione capitano non giocatore per i postumi di un fastidioso infortunio. Gli altri verde vestiti sono il Luca, la Barzyna, la Chiara e il neo acquisto Williams.




L'approccio alla gara è importante: il tracciato si sviluppa, come d'uopo, intorno al Bolettone, montagna di profilo trapezoidale riconoscibile dalla Brianza, per un totale di quasi 11 km con 300 metri di dislivello positivo.
Partenza ai quasi 900 metri dell'Alpe del Vicerè, nel Comune di Albavilla: la spedizione arriva in assoluto anticipo e nel riscaldamento salutiamo facce note mentre ripassiamo il percorso: Baita Patrizi - Bocchetta di Molina - Sentiero dei Faggi - Bocchetta di Lemna - Capanna Mara e ritorno all'Alpe.

La partenza avviene all'ingresso dell'Alpe, alla sbarra dei parcheggi. Non ci tengo a rimanere davanti, visto il primo pezzo in salita, quindi rimango intruppato in mezzo e mi do come compito quello di correre finchè ce n'è, o per lo meno finchè quelli davanti non si piantano.
Primo passaggio alla Baita Patrizi, dove il meteo e il profumo di pino nel caminetto mi tentano follemente, ma la pioggia mi risveglia dal torpore simil natalizio (polenta, dove sei?) e continuo a correre ormai fradicio.
La salita, per lo più dolce, si fa impegnativa e riprendo uno ad uno i fuggiaschi, lasciando indietro Williams, Il Luca e la Barzyna, mentre la Chiara è già molto più avanti. Arrivato alla Bocchetta di Molina, tento di bere il the caldo del ristoro, ma è talmente ustionante che riesco solo ad assaggiarne un sorso.

Il Sentiero dei Faggi è tendenzialmente pianeggiante, quindi si può correre su una sorta di tappeto morbido eppur compatto. Peccato che il cielo plumbeo e il soffitto alberato impediscano di vedere bene gli ostacoli: la pioggia copiosa poi ha ammorbidito troppo il fondo, con scivoloni e capitomboli a profusione. Puntualmente freno (e frano) su una pietra liscia trovandomi con le chiappe per aria, poi proseguo sino alla Bocchetta di Lemna ad un buonissimo ritmo di 5'/km. Al punto di controllo mi chiedono come stia, indicandomi la mano: vedo allora il sangue raggrumato, postumo della caduta.

Tempo di passare Capanna Mara e sono a ridosso della terza donna (prima Chiara e seconda l'Ale Arcuri): inizia la discesa e rallento: il fondo di pietra è fondamentalmente viscido e nonostante le Scott Grip E-Ride, partono gli improperi e le scivolate. L'inframezzare del fondo coperto con lo sterrato peggiora la situazione e nonostante tutto riesco a procedere a 4'20"/km, tentando di evitare troppi rallentamenti.
Mi supera Il Luca, che mi fa da traino, solo che la storta alla caviglia sinistra, precedentemente in agguato, arriva, facendomi fermare. Riprendo piano piano e giungo, dopo un po' di sorpassi assortiti ai miei danni, all'Alpe, chiudendo 66° in 1h04'52" (dalla 48a posizione occupata a Capanna Mara).
Noto, con non poca sorpresa, che la lista degli infortunati è bella lunga e la giornata non ottimale ha sicuramente contribuito.

Almeno Chiara ha vinto: un ottimo viatico per la Como - Valmadrera. Il Luca ha chiuso 49°, la Barzyna 95a (al rientro su una gara impegnativa) e Williams 122° frenato da un'infiammazione al ginocchio. Personalmente, storta a parte, ho messo un po' di forza nelle gambe, scoprendo un percorso molto interessante per i futuri allenamenti. L'estate in Val di Giust, i richiami con gli "ondulati" e il San Primo stanno pagando :)

lunedì 16 settembre 2013

15.09.2013 - Mezza di Monza


Mezza di Monza, aria di casa. Eccomi qui, a raccontare aspetti di una gara che non mi aspettavo così positiva e ricca di spunti.
Prima di tutto, il crono: 1h32'27 in RT (1h32'44" in tempo assoluto) per la 416a posizione su 2739 partecipanti (ritirati esclusi). PB agguantato per 35" e posizione più che ragguardevole, dopo il travaglio dell'anno scorso (660° su 2742 con 1h36'46" RT - 1h37'10" TA), nonostante il traino dell'amico Stefano Camisasca.

Squadra che vince non si cambia: il percorso 2013

Quest'anno è tutto diverso: l'amico Pier parte in prima griglia, con l'ambizione di ridurre il suo personale a 1h26', mentre il Nic, pur partendo con me (seconda griglia), tenterà di stare sotto l'ora e mezza. Le gambe rimangono dure, un po' meno di ieri, ma è comparso il temibile squaraus, spauracchio di tutti i corridori.
Arrivo in griglia, la temperatura è ottimale: nuvole minacciose, la leggera pioggia scesa all'alba ha rinfrescato il clima, qualche refolo di brezza. Nulla a che fare con il clima torrido di Seregno (14 aprile).
Mi preparo alla partenza, entrando in griglia: si avvista Linus, che poi prende posizione in terza griglia, mentre man mano si affolla il ring delle singole gabbie (altro che Stramilano!).
Pronti, via!
Partenza decisa, sin troppo, con Nic che mi precede per 4 km, poi mette il turbo e scompare dalla mia vista. Io mentalmente sono carico, quindi non mi preoccupo, se non per arrivare vivo alla fine: le gambe girano e spesso mi trovo sui 4'10"-4'15", quindi le speranze di racimolare un buon tempo non svaniscono con il trascorrere del percorso.
Ad un certo punto mi ritrovo a fianco un ragazzo (ugandese, questo lo saprò dopo) che corricchia (come se stesse andando a prendere un caffè) a 4'05"-4'10" al km. La tenuta di questo atleta è geniale : maglia della Stramilano 2013, pantaloni in triacetato, cappellino, occhiali da sole e bottiglia di gatorade in una mano... per fortuna non si allena se no scenderebbe sotto le 2h40' in maratona :)
La gara scorre liscia, curo molto lo stile per evitare inutili dispersioni di energia, mentre i sottopassi li affronto senza forzare la discesa (lezione 2012). Nel frattempo non piove, ma il clima rimane fresco, favorendo la prestazione: taglio i 10 km ufficiali in 43'27" (il GPS me li ha anticipati in 43'09") e mentre mi avvicino al 12° km, sento qualche lieve problema addominale, che viene comunque gestito senza particolari affanni.
Resisto strenuamente con i 15 km tagliati in 1h05'26".
Al 19°, dopo l'ultimo sottopasso XL (da viale Mirabello sino alla Parabolica), mi affianca l'amica Ombretta Riboldi, portacolori della Daini di Carate: ne sortisce un dialogo surreale, che se non fosse per il chilometraggio sin lì percorso, sarebbe stato degno di Zelig. Minigiro di boa ("quest'anno non c'è? Strano!" E compare magicamente) e via dentro in Autodromo per l'ultimo chilometro e mezzo: tengo il passo della Ombry, le gambe ahimè perdono di efficienza, tuttavia con lo spunto dell'ultimo chilometro, riesco a chiudere in 1h32'27", ben 35" in meno di Seregno.
Tempo di ripescare il materiale dall'amico Fabio Rossi (mastro di chiavi dell'Autodromo), poi mi ricongiungo a Pier, che ha tagliato il traguardo in 1h26'20 RT, 154° assoluto con PB incluso e ci rifocilliamo un attimo, parlando delle sensazioni provate lungo il percorso.
Nic, lo saprò successivamente, ha chiuso in poco più di 1h30': evidentemente la gita di ieri in Grigna l'ha un po' sconquassato.
L'amica Jennifer, nonostante la durezza delle gambe (per lei questa gara è stata una tappa intermedia verso Cremona e Busto) ha chiuso in 1h36'32 RT, 21a donna e 675a in assoluto.
Nel frattempo incrocio anche altre facce note come Ivan Galimberti (contentissimo per il suo PB) e Max Teruzzi, in missione per la prossima Monza - Resegone.
Tempo di andare a casa e sdraiarmi sul divano, oggi me lo sono meritato...

sabato 14 settembre 2013

Aspettando la Mezza di Monza



Devo essere sincero: correre a casa mia, tra Autodromo e Parco, è sempre un'emozione forte. Tra le tante facce amiche, il percorso è tanto famigliare quanto impegnativo e il periodo si presta ad un esame fisico e di coscienza, dopo le vacanze lavorative, con le gambe ancora appesantite dai saliscendi della Val di Giust.
Eppure l'ultima domenica i 18 km della Corrilambro di Verano Brianza (ottimamente organizzata dai Bocia e dai Marciacaratesi) hanno dato riscontri positivi: il personale è stato limato di ben 3 minuti, con gli ultimi 6 km corsi al fianco di "Baguette" Sala (dell'Euroatletica 2002), titolare di un bel 1h24' sulla Mezza.
La settimana è trascorsa senza troppi sbalzi: a differenza dell'anno scorso ho attentamente dosato le energie, evitando di accumulare resistenza e velocità in giorni consecutivi. L'anno scorso questo sbaglio mi costò la preparazione, tagliandomi le gambe ancora prima della partenza.
L'unico errore è stato arrischiarmi in una partita a 7: quando ho visto un mio compagno di squadra chiedere il cambio (con me in porta), ho capito che la serata avrebbe preso una piega pericolosa. Per fortuna  il solo prezzo da pagare (ad una partita molto intensa, tra l'altro) è stata una mezza storta, prontamente guarita con arnica e ghiaccio.
A tutt'oggi, sabato 14, le gambe sono ancora un po' durette, nulla di che, sarà difficile limare il personale, tanto più che il percorso presenta un paio di punti in arrampicata (i sottopassaggi della Sopraelevata): quel che arriverà, andrà comunque bene, visti i prossimi appuntamenti chiave a Cremona e a Busto Arsizio.

martedì 6 agosto 2013

04.08.2013 - Fraciscio - Angeloga

Poche gare mi attirano come la Fraciscio - Angeloga. Gara non competitiva, aperta a tutti, 700 metri di dislivello distribuiti (male) su quasi 4 km di percorso nella Valle della Rabbiosa, laterale della Valle Spluga. Una volta era una cronoscalata, ma le stringenti regole FIDAL e gli appetiti degli atleti di punta hanno convinto gli organizzatori (il GP Valchiavenna) a mutare la pelle della gara, spingendo sull'aspetto non competitività (per lo meno a parole) della manifestazione.
Per me correre, camminare e correre ancora dalla Chiesa di San Rocco sino al Rifugio Chiavenna simboleggia l'inizio delle vacanze: nella Val di Giust che puntualmente mi accoglie come figliol prodigo e che mi vede ospite per 3 settimane a scarpinare per monti e per valli.
Ma veniamo alla gara vera e propria: percorso duro, ma non durissimo; si parte dietro alla Chiesa nel ridente paesello di Fraciscio (noto per aver dato i natali al San Luigi Guanella) alla quota di 1340 metri s.l.m., si passa per il vecchio sentiero che conduceva a Le Soste (1420 mt) , immettendosi per la carrozzabile che costeggia la Rabbiosa, torrente locale che ha modellato la Valle: quando finisce il terreno corribile, si passa alla camminata veloce su per il sentiero che conduce alla Piana di Angeloga, ove si può ricominciare a correre. Ad onor del vero, qualche atleta corre comunque per tutto il percorso, ma non rientro nel novero, ahimè.
In questa domenica d'inizio agosto, baciata da un fantastico sole, mi sistemo sulla linea di partenza, nelle primissime posizioni. So già che dopo pochi istanti (e nonostante la mia voglia di correre), cederò molte posizioni: il mio allenamento montano è stato pessimo (solo 6 uscite quest'anno, gite comprese) e poche ripetute su per la salita del Saint Georges Premier non possono certo compiere un improbabile miracolo. Tuttavia non posso rischiare l'imbottigliamento come nelle passate edizioni, e sulla linea di partenza, accanto a me non trovo solo amici locali, ma anche altri Bocia con i quali condividerò queste ferie: sfortunatamente, sono decisamente più allenati di me!
Si parte alle ore 10.00: solita fiumana di pazzoidi che si inerpica su per le viuzze di Fraciscio, e per una volta riesco a giungere sano e salvo all'aggancio con la strada per le Soste. Intravedo i primi (tra cui Jason Statham Vavassori) e corro finchè posso, venendo interrotto ben prima del Sasso di Garibaldi, che segna 1/3 circa di gara. Ad occhio e croce dovrei essere nei primi 50, calcolando che i partenti sono ben più di 150. Affronto i tornanti del Calvario in apnea e quasi alla fine, prima della Pizzeta inizio a sentire dolori agli addominali, come già alla 10k di Seveso. Giocoforza rallento, il mio ritmo è stato a lungo sotto soglia e con quest'andatura ridotta affronto la Ganda, ultimo ostacolo prima della Piana. Una volta possibile riprendere la corsa, attacco furiosamente e recupero posizioni su posizioni, attestandomi a ridosso dei primi 40. Con uno sprint degno di miglior scenario recupero gli ultimi due concorrenti e mi classifico 39°, con il tempo di 42'05", che va a migliorare di 10" il mio personale, datato 2011 con ben altro allenamento nelle gambe. Claudio, Davide, Chiara, Lele e Carlo mi precedono, ma non troppo :)
Una degna conclusione per questa gara e che promette bene per la Camineda in programma tra una settimana.

lunedì 5 agosto 2013

Obsolescenze programmate

"Una volta durava tutto di più"

I migliori pensieri nascono dalla corsa: mentre ero a faticare sul cavallo di San Francesco, mi sono accorto dell'irreversibile stato di deterioramento delle mie scarpe: messe sempre peggio, le calzature (un paio di di Saucony Jazz 16) arrivano a una durata massima di 400 km (contro i 600-800 preventivati). 
Scartabellando tra i vari forum, mi sono reso conto che il problema deriva da un errato consiglio del negoziante (per la serie trust but verify - fidarsi, ma verificare) che mi ha indirizzato su una scarpa tipologia per corridori lenti e leggeri (ossia persone sotto i 70 kg, sopra ai 5'/km); un'ulteriore ricerca ha aggravato i miei sospetti, scoprendo che le Jazz 16 raramente raggiungono i 600 km.
Ma vi è di più (per dirla da avvocato :) ): le altre marche, salvo lodevoli eccezioni, sono nello stesso ordine di risultati, stando a quanto sentito e letto sui forum.
E allora?
La risposta (obsolescenza programmata) mi ha colpito negativamente, ancora più dell'ignoranza colpevole dell' (ex) amico negoziante: rientra tutto nel ciclo del capitalismo-consumismo, ergo se la suola durasse 1000 km, le vendite sarebbero minime. Nella stessa logica si collocano telefonini e pc, che a ogni sfornata, aggiungono nuove caratteristiche, rendendo obsoleti (ma a piccole dosi) i prodotti precedenti. Ancora più simile il discorso con gli elettrodomestici che a ogni tot si guastano (lavatrici, lavastoviglie, forni e fornetti): ne emerge una considerazione ancora più inquietante, ossia che la nostra proprietà è "a tempo".
Quindi i produttori, più che venderci le cose, dovrebbero farci sottoscrivere dei leasing o dei contratti di somministrazione a medio-lungo termine. Sarebbe sicuramente un modo più onesto di dichiararci schiavi :)

PS. Mentre scrivo, le varie case produttrici di scarpe da corsa lanciano modelli sempre più evoluti... ma la durata?

domenica 23 giugno 2013

22.06.2013 - Monza-Resegone

"L'emozione della discesa dal palco della partenza, le centinaia di mani e manine che si protendono per darti il cinque, gli incitamenti, il colore delle lampade nel buio della notte: questa è la Monza - Resegone"



Se a qualche corridore si chiedesse quanto tempo occorre per preparare la Monza Resegone, probabilmente vi risponderebbe 2 mesi o più: 40 km, di cui gli ultimi 8 in decisa pendenza non sono uno scherzo.
Alle 19.11 di sabato 23 giugno 2013 sono tranquillamente a Monza, in Piazza Roma, sotto l'Arengario e sto chiacchierando con gli amici di Affari & Sport quando ricevo una chiamata da Davide Brambilla, mio collega di fatica nei Bocia: "Ciao Kolza, abbiamo un problema" "Dimmi Davide, devo accompagnarvi in bici?" "Ehm no, ti andrebbe di fare la gara con Maurizio (Borgonovo alias il Presidente ndr)? Il terzo ha avuto un'intossicazione alimentare"
A quel punto, io, che già stavo cercando una scusa per non fare la Monza-Resegone 2014, mi trovo catapultato nella mischia. Nello stand chiedo parere ai presenti (Daniella Viccari e Moreno lo Sciamano), i quali mi invitano ad accettare. Detto fatto, chiamo casa per far preparare un piattone di pasta (in bianco), due fette di bresaola del Panatti e vai con il cambio d'abito.
Le perplessità sulla mia tenuta non sono solo mie, essendomi sciroppato già 15 km nella mattinata dopo una settimana lavorativa nell'Urbe: il Presidente però promette ritmo blando (5'30"/km) e il terzo, il buon Massimo Barzaghi, si accoda volentieri, di fronte alla concreta prospettiva di dover dare forfait prima della gara.
La partenza è uno spettacolo e la discesa dalla pedana avviene in mezzo a due ali di folla come neanche la NYC Marathon :) : il primo km è un affollarsi di mani che si protendono a dare il cinque, tanto che quando si arriva all'incrocio tra Via Vittorio Emanuele II e la mini-circonvallazione (dove inizia Via Lecco) si tira quasi un sospiro di sollievo.
Si chiacchiera bene, con i ciclisti (Stefano e Vito) che ci affiancano: Villasanta, Arcore, Usmate, Osnago, Cernusco e ancora Osnago arrivano prim'ancora di stancarsi. La compagnia ci lascia allo scoccare del 20° km, così al traguardo della mezza (tagliato in 1h48') nei paraggi di Merate, ci seguono solo gli scooteristi, tra cui Sasha.
Lo scollinamento nella Valle dell'Adda avviene senza particolari scossoni: ogni tanto Massimo ci avverte che stiamo procedendo troppo velocemente e quindi rallentiamo. Il pubblico presente, comprese le macchine in fila, ci applaude e incita infondendoci nuova energia.
La traversata dell'Adda all'altezza della diga di Olginate mi dà l'occasione per un pitstop: riagguanto subito dopo i miei compagni, ma l'inizio della salita in Calolzio coincide con il primo calo nel gruppo.
Mi sento le gambe a 1000, ma ben presto mi richiamano all'ordine gli altri due componenti della squadra: Max sembra avere una crisi per l'inizio della salita e io tento di stemperare la tensione con svariate battute. Purtroppo non ho l'effetto sperato e dobbiamo fermarci, dopo un inesorabile rallentamento :(
Giungiamo ad Erve dopo che la Squadra B dei Bocia ci ha superato all'imbocco del Paese: superiamo il cancelletto in 3h44' e dopo un breve consulto lasciamo Max alle cure dei sanitari presenti in loco. Il Pres ed io continuiamo verso Capanna Monza: ancorchè fuori classifica e con le gambe indurite dalle troppe soste, superiamo molti concorrenti, in quello che pare un girone dell'inferno dantesco.
Dopo qualche minuto, con le fide Ravenna 4 ai piedi (delle normali A2, non scarpe da montagna!), le gambe ritornano a girare e grazie alle spinte del Maurizio, riesco a sprintare su per Pra' di Ratt (senza bisogno di dirlo, mai visto sinora!). Nonostante qualche ingorgo di troppo, raggiungiamo Capanna Monza in 1h17', con un crono totale di 5h01'. Nel mentre mi rimangono impresse in mente le immagini della serata, tra cui Michele, Andrea e Stefano (Affari & Sport) costretti a fermarsi alla Bocchetta di Pra' dei Ratt per esaurimento delle forze.
All'arrivo in Capanna mi ricordo delle parole dell'Angelo Galbusera: c'è chi va a sinistra e chi va a destra, ossia se vuoi cedere e vai nel Rifugio a riprenderti con i paramedici o (come nel mio caso) a cercare generi di conforto per ritemprarsi dalla faticaccia.
E' stata dura, ora che sono seduto, me ne rendo conto: la mia vita (podistica) è cambiata qualche ora fa. So che nei prossimi giorni sarò devastato, ma per ora le endorfine fanno il loro sporco lavoro e la fatica non mi fa compagnia. Incontro tante conoscenze, mando messaggi a casa e agli amici. Osservo la luna e riposo un po'. La discesa arriverà poi, per ora conta essere arrivati... ci rivedremo nel 2014!

lunedì 13 maggio 2013

11.05.2013 - Running Day @ Saronno



Questa gara non parte da Saronno, ma sul Cornizzolo, per il mercoledì sera d'allenamento con gli altri Bocia d'altura: vista la scarsa tenuta delle mie giunture, mi munisco di cavigliere. Buona compagnia e ritmo discreto, ma lungo il pianoro di collegamento tra Civate e Suello la caviglia sinistra si storta. Probabilmente la cavigliera stessa ha compromesso la propriocezione dell'arto, con il conseguente mancato aggiustamento in corsa. L'infortunio, comunque, si dimostra momentaneamente leggero e mi permette di seguire i miei compagni, sebbene con qualche minuto di ritardo. Sulla via trovo diversi corridori in allenamento, tra cui altri Bocia, e altri munsciaschi belli carichi. Alla fine chiudo la Direttissima da Suello e tra i pratoni torniamo verso Civate, dove raggiungiamo il resto della compagnia. Mentre siamo in pizzeria, mi rifornisco di ghiaccio all'uopo e presagisco il gonfiore della caviglia.




I giorni seguenti sono impegnato in Autodromo, nella Sala Stampa, per il Campionato Mondiale di Superbike: il tempo libero lo trascorro tra ghiaccio, argilla e arnica, che in alchemica mistura confezionano il mezzo miracolo di restituirmi abile e arruolato per il Running Day, anzi Night, dell'11 maggio in Saronno.
La gara cittadina, della lunghezza complessiva di 10 km, si disputa su tracciato cittadino molto nervoso, ricco di curve, da percorrere per ben due volte. A fronte di ciò, il clima non risente del caldo odierno, anzi sembra che ci sia un temporale in arrivo (tanto per cambiare). Dopo la gara di Seveso del 25 aprile, oggi l'obiettivo di giornata è portare a casa la pelle (magari con una media accettabile), in attesa del Cornizzolo Vertical.
L'organizzazione è efficiente, sul sito si trovano tutte le indicazioni con mappa, quindi arrivo, parcheggio e mi cambio al volo. Ci sono facce note, da GG dei Bocia, sino ai miei ex colleghi Marciacaratesi, oltre a qualche amico habituè di Affari & Sport. Rimango concentrato sul riscaldamento, quindi pronti, partenza, via! Il tracciato effettivamente è nervosissimo, le prime curve sono molto chiuse e i tagli sui marciapiedi sono obbligati, io parto contratto, il timore di aggravare l'infortunio è sempre presente. Noto che le gambe girano, e nonostante il GPS malandrino, il crono lo dimostra.
La serietà dell'organizzazione si vede anche dal numero dei ristori: ogni 2.5 km (2 a giro) in luogo dell'unico presente in quasi tutte le manifestazioni. Il profumo di costine e salamelle (all'altezza del 3° km) mi fa stringere lo stomaco :'(
Tornando alla gara, il ritmo del primo giro è sui 4'13" (lontano dalla soglia di 4'05") per un parziale di 21'06". Attacco quindi con maggior decisione, la caviglia tiene e dopo vari sorpassi tento di stendere le gambe in progressione, superando il Paolino poco prima del traguardo.
Il secondo giro va ancora meglio a livello di gambe, un po' meno con lo stomaco: continuo al ritmo di 4'13"-4'14", recuperando su avversari che a Seveso ho visto nello specchietto (il verde trio delle atletiche GdF), ma che qui mi sfuggono per un nonnulla. Va bene così - mi dico - meglio non forzare. Alla fine chiudo (con sprint finale) in 42'22" (Tempo Reale) con un Tempo Assoluto di 11" in più: 223° in totale (su 545) e 35° nella mia categoria (MM35). Alla fine incrocio i soliti noti, tra cui la mente della Cittiglio-Vararo Davide Passeri, Francesco Merisio, il GG (52° in 37'22"), la VicDaniela e Stefano Ripamonti (ottimo 6° classificato), con cui domani ci sarà il Cornizzolo Vertical!


sabato 27 aprile 2013

25.04.2013 - Run in Seveso



Qual è il momento peggiore nella preparazione di una gara? Arrivare vicini all'evento senza capire per tempo di aver commesso qualche errore di valutazione: una sessione sbagliata di ripetute, magari troppo vicina ad un lungo progressivo, potrebbe imballare le gambe. Se si riconoscono i segnali premonitori, si può evitare l'errore fatale (la famosa schermata blu tanto "cara" agli utenti di Windows).

Per mia fortuna, prima della Run in Seveso (10 km tra Baruccana e il Parco delle Querce), ho capito che non avrei dovuto sovraccaricare, memore del calvario alla Mezza di Monza 2012; dopo un mercoledì pre gara di assoluto riposo, la mattina del giorno X (anzi, della sera X) mi sveglio chiedendomi che caspita avrei dovuto fare per non arrivare stanco o imballato alla partenza. Una lampadina illumina la mia già fulminata testolina... Fuori lo scooter dalla cripta e via verso l'Alpe del Vicerè! Una bella gita tra Bolettone e Capanna Mara mi ridarà un po' di smalto, fiaccato da questo clima autunnale: un'irrinunciabile giornata stupenda ha regalato paesaggi appena tolti dalla naftalina, pardon, dalla neve che ha imbiancato queste alture sino a pochi giorni fa, lasciando comunque ampie testimonianze sulle cime intorno. Alla fine poco più di 6 km percorsi a ritmo di pascolo che mi fanno ben sperare per la sera.

In pianura sarà un po' diverso, lo so già: non mi aspetto sconti derivanti dalle ottime prestazioni della Brianza Double Classic e della Mezza di Seregno. Questa Run in Seveso si presenta con un nuovo tracciato, dopo le polemiche dell'anno scorso sulla distanza accorciata (9.9 km). Nel riscaldamento incrocio qualche amico (il Gianca), Simone di Affari & Sport, la Gianna Rigamonti e soprattutto il quasi anfitrione Stefanone Camisasca, provatissimo reduce da un triathlon (mezzo ironman) dove ha sconfitto il temibile cognato. 

Personalmente non ho aspettative particolari: attendo solo qualche pallido riscontro dopo la Mezza, che mi ha cotto a fuoco lento, mettendomi veramente alla prova. D'altra parte, penso tra me e me, all'ultima doppietta Mezza + 10 km (Colico+Parabiago), ne ho risentito pesantemente con un tempo (sui 10mila) di oltre un minuto sopra il PB: tuttavia, essendo passati 10 giorni, non dovrei avere problemi particolari.
La gara in sè e per sè, non ha asperità impossibili: 2 giri a Baruccana, con sovrappasso prima e sottopasso poi, a scavalcare la Milano - Meda. Sulla linea di partenza la simpatica speaker ci annuncia che verrà squalificato chi gareggia con il lettore mp3, in quanto doping! Mi sarei voluto presentare con il walkman anni '80, giusto per vedere la faccia dei giudici :)
Qualche secondo dopo scorgo il noto audiofilo Amedeo de Biasòn  e gli indico le orecchie, ma già ha fatto sparire le cuffiette. 

Pronti, partenza, via... e ci siamo! Primo km a 3.55, secondo km a 3.49 (!) e mi raggiunge il Cami, stupito di cotanta protervia. Continuiamo insieme per qualche centinaio di metri (3° km in 4'10"), finché inizia a montare un fastidioso dolore alla bocca dello stomaco. L'anno scorso l'ostacolo di gara furono i tibiali in fiamme, per via delle scarpe poco ammortizzanti (Adizero Boston), quest'anno probabilmente i ravioli del mezzodì di casa Kolza.
Stringo i denti e continuo, chiudendo il primo giro in 20'41", sotto di 4" rispetto al parziale della Mezza di Seregno, direi che ci siamo. Nella prosecuzione del secondo giro, trovo gli "entusiasti" che si sono lanciati in un primo giro furioso e man mano li recupero, finchè all'uscita del Bosco delle Querce, (7° km) il dolore allo stomaco mi passa... Potenza delle 6 Mezze Maratone del 2013, così mi lancio in un recupero portentoso, mantenendo una media dignitosa (parziale) di 4'12" (per il giro di 21'00"): gli ultimi 300e qualcosina metri li divoro in 1'08", sverniciando qualche avversario già con le gambe sotto il tavolo.

Il Cami è arrivato davanti di 25", molto meno dei 2 minuti e rotti rimediati l'anno scorso :) Attendo con il clan Camisasca di Cesano l'arrivo della Claudia, che chiude in 57'. Alla fine arriva, quasi ultimo, pure il giornalista-tifoso Gianluca Rossi, che al traguardo chiederà ironicamente (ma non troppo) una sigaretta. Buona gara, PB agguantato, verso giorni (e soluzioni alimentari) migliori :D
Nell'attesa, stasera una bella pizza con la PRG a casa di Giorgione!

P.S. Il giorno dopo imparo una nuova lezione: quando qualcuno con PB decisamente sotto al tuo, ti chiede "ma dai, facciamo un po' di scarico, vieni anche tu, andiamo piano", non fidatevi :) Dopo 5 km solitari a poco meno di 4'30", mi sono aggregato alla gabbia di matti (targati rigorosamente Affari & Sport :) ) per fare 10 km a 4'45" (sosta per l'acqua compresa): solo gli ultimi 5 km di solitario ritorno a casina sono stati veramente riposanti O_o

lunedì 15 aprile 2013

14.04.2013 - Mezza di Seregno



Un anno fa a Seregno si correva il Campionato Mondiale dei 100 km, evento internazionale con un florilegio di campioni. Quest'anno, invece, manca l'investitura sovranazionale, nonostante l'organizzazione di primo livello e il patrocinio delle pubbliche Autorità. Ergo sono pochi gli atleti di punta presenti, sia alla 60 che alla 100 km.
La corsa più partecipata della giornata non è un'ultramaratona, ma l'evento "di contorno", ossia la Mezza, che vede allineati i fondisti di pregio (e meno pazzi). Si, ci sarebbe anche la tapasciata collaterale (6/12 km) per grandi, piccini e famiglie, ma rimaniamo focalizzati sull'evento cardine.

Sarà l'atmosfera di casa, saranno i numerosi fan, saranno gli amici, sarà che la gara, assenti la Chiara e il Brambo, vale da campionato sociale dei Bocia di Verano, ma tant'è.
Si riparte in tromba, dopo la Stramaledetta di Milano e dopo l'esaltantissima Brianza Double Classic, che tra le colline avite ha regalato un 82° posto alla coppia Galli/Colzani, i quali vogliono scendere sotto la fatidica soglia dell'1h30'.
Qui ahimè è una storia a a sè: non ci sono sconti, e lo capisco già dal clima caldo (20°C alle 9) per la metà di aprile; poco prima di partire mi tolgo la seconda canotta tecnica e rimango con l'unica -verde fluo - dei Bocia, canotta benedetta da Tommy Vaccina in persona.
Alla partenza i 6 Bocia si dividono per griglia virtuale: il Gianca si dirige subito verso i primi posti - acconciatura ad ananas inclusa - poi c'è il Luca, triatleta con "qualche problema" (così dice lui), la Barzyna, pronta a limare minuti sul PB ottenuto alla Stramilano e da ultimi rimaniamo noi Double Classici, pronti a sfidarci per il bronzo, a meno di clamorosi ritorni del Presidente, che dopo un bel 120 km in bici di sabato, ha deciso di presentarsi ugualmente al via.

Dicevamo? Ah già, pronti... partenza... via!

Il Luca scappa subito a ridosso dei primi, io tento di seguirlo, ma la folla è tanta (niente a che fare con la Stramilano, ovviamente), così decido di andare finchè ce n'è. Il Claudio è vicino, e il ritmo, tra le case della Porada prima e nel Parco poi, si tiene bene: inanello un 4'10" dietro l'altro, supero il Lollovic al 2° km, m'incarto contro l'arrembante Giulio Erba (che è rimasto nelle retrovie per aiutare un suo amico) e poi proseguo a fianco del predetto amico che si accompagna a coach in bici (Mario Ruggiu) con utili consigli che tengo in considerazione (visto il mio stile unico di corsa).  Chiudo quindi i primi 4 km in 16'30" e a ridosso il 5° km è completato in 20'45". Purtroppo il Parco della Porada finisce e in centro Seregno la cappa di caldo si fa presente, peggiorando decisamente con l'entrata in Valassina, dove la pista ciclabile si presenta come Death Valley e il Claudio mi supera. Il ristoro del 10 km è anelato come un'oasi nel deserto e mi accorgo della presenza del giovine Angelo Ripamonti, che risponde alla sua maniera ai richiami per i sali minerali (va' che l'è buna anca l'acqua!).

Il tracciato sulla SS36 è in leggera ma sensibile ascesa e, dato il palpabile caldo, vivo molto bene l'arrivo alla Cima Coppi di giornata - Paina fronte Saturn - . Nel mentre il Claudio è sempre davanti a me (circa 100 metri) e funge da utile indicatore per capire a quanto stiamo andando.
Si gira quindi a sinistra e su un falsopiano si rientra a Seregno, incrociando la tapasciata (in contromano): manca il rifornimento dei 15 km, che per ragioni logistiche è stato traslato al 17°. Nel mentre la fatica si fa sentire pesantemente, e Claudio pare aver perso la spinta, quasi piantato sulle gambe. Il caldo non fa sconti, così gli chiedo se ha bisogno di qualcosa, mi fa cenno di no e prosegue, seppure a ritmo ridotto, dopo il ristoro.

Ci siamo! Ultimi chilometri, la Porada è in vista e i cartelli, che mi parevano sfalsati rispetto al GPS, iniziano ad allungarsi. Quando entro sul viale di accesso e effettuo la deviazione tra i campi, il serpentone pare rallentare: è una mia impressione, sono io che sto continuando ad andare ad un buon ritmo, quindi aggancio e supero svariati concorrenti.
Alla ri-entrata sul viale mi sento come nella mia ascensione al Pizzo Stella: rumori ovattati, concentrazione massima su ogni singolo gesto . L'ultimo km, me ne accorgerò solo alla fine, è stato corso ad una media di 4'10". Il Gianca, già sul traguardo da mo', mi riferirà poi che sono giunto in trance, a cannone.

Io mi ricordo solo del bip del chip, la medaglia, il pazientissimo Roberto Mandelli (auguri!) che mi risponde, immortalandomi braccia al cielo per festeggiare il tempo di 1.33.03! Cammino qualche metro in avanti, poi mi guardo indietro per scorgere il Claudio, che finalmente arriva, stremato. Da quanto mi dice, ha toccato il muro, quello che i maratoneti toccano ai 35 km. E' scontento, pur avendo limato qualche secondo dal personale: anche lui pensava di scendere sotto l'1.30, ma con un caldo così improvviso è un ottimo risultato un crono sotto l'1.35. Nei primi il solo Nasef (vincitore con 1h07' e spiccioli) pare non aver sofferto la temperatura.

Mi avvio al ristoro e inizio innumerevoli chiacchiere con persone che non vedevo da mesi/anni: Pasteur (1h28' dopo la Maratona di Roma), il Conte (notevole la sua tenuta da Diabolik :) ), Max Teruzzi, Ivan #76 e tanti altri. Alla fine vado a docciare e ripenso che nonostante l'obiettivo, aver tenuto duro ed aver tolto ben 2 minuti in un contesto così provante, è la migliore delle soddisfazioni. Per tutto il resto ci saranno altre occasioni. Amen :)