martedì 29 ottobre 2013

27.10.2013 - Trofeo Montestella

Davvero che peccato... sono un ragazzo inadeguato... :)


Una settimana di lavoro a Cremona, con viaggio quotidiano A+R, non ha certo facilitato il recupero. Tuttavia ci tenevo ad essere al Trofeo Montestella, 10 km nella zona di Nord-Ovest di Milano, a cavallo del Parco di Trenno.
Le mie gambe sono ancora indolenzite, ma la voglia di partire e farmi uno degli ultimi diecimila della stagione ha avuto il sopravvento.
Ergo di buon'ora (ma non troppo, visto il gradito ritorno dell'ora solare) mi reco a Lampugnano, dove parcheggio e adempio a tutte le operazioni classiche prima della partenza. Faccio in tempo a incrociare l'Ale, la quale mi darà i suoi soliti 2/3 minuti, nonostante il comune pregresso alla Mezza di Cremona (1h23' e spiccioli per lei).
Gli anni scorsi le prestazioni in situ sono state scadenti, sul 43' alto, crono che certo non si può spiegare con preparazioni, infortuni e altre scusanti.
Tuttavia, rispetto alla prima partecipazione, il tracciato ha subito una variazione (la prima l'anno scorso), portando la carovana nel Parco di Trenno (giusto per non pagare cifre astronomiche all'ATM per il blocco della linea) e oggi per lo meno ho in testa cosa dovrò fare per non rimanere imbottigliato.
Faccio appena in tempo a scaldarmi, con qualche giro di campo sulla pista d'atletica, e nonostante la termocrema, i miei polpacci faticano a raggiungere la temperatura d'esercizio. Passo allora in strada, dove incrocio Bark Psychosis di Running Forum. Una veloce chiacchierata, anche lui non punta molto in alto, per via dei troppi km corsi sinora che hanno lasciato qualche strascico.

In bocca al lupo, ci sistemiamo in griglia avanzati... Pronti... via!
La gamba gira inaspettatamente bene, oltre i doloretti vari, probabilmente l'adrenalina fa la magia e mi tiene sotto la soglia del dolore: il traffico eccessivo non è in stile Deejay Ten, dei 1600 iscritti ne avrò davanti a me "solo" 300, quindi posso muovermi senza affanni prima in strada e poi sui vialetti del miniParco (Monza rimane su un altro pianeta!).
Il ritmo è buono, senza neanche gli inconvenienti precedenti del GPS, mi assesto su un comodo 4'06"/4'07", doppiando i 3 km in 12'20": purtroppo le curve a 90° sono frequenti e spezzano il passo; per fortuna le gambe non fanno troppo male, quindi al ritorno (5.5 km dopo) sull'asfalto stradale, cerco anche l'accellerazione, riuscendo ad incrociare al giro di boa l'Ale, che incito così veementemente che il mio vicino mi chiede se sia la mia morosa :). Nel mentre finisco l'ultimo km in 3'50", con un totale di 41'10". Il Gps mi dà 100 metri in più, ma per oggi va bene così.

Settimana prossima tapasciata a Cantù e tra due settimane l'ultima mezza della stagione... Busto Arsizio! Dopo quella solo pacemaker... per Mirtilla :)

sabato 26 ottobre 2013

20.10.2013 - Maratonina di Cremona

Le sensazioni di fine gara si accavallano: l'arrivo in vista, GG che mi saluta e ultimo strappo (ciotolato, argh!), il tabellone con il mio personale, l'attesa di Jennifer e l'imprevisto (suo) in agguato.




E' stata la Mezza del PB, intensa, piatta (ma non troppo, visti i cavalcavia e i ponti), e a alto numero di partecipanti qualificati: con il mio 1h31'00" RT (1h32'18") sono arrivato 856° su 3600 partecipanti, mentre il buon Tommy Vaccina ha concluso 37° con 1h07'. In sintesi, una gara da prendere con i denti e gli artigli. Ma andiamo con ordine.
Domenica scorsa la Deejay Ten è stata disputata in recupero continuo: 10 km molto intensi, dalla caotica partenza sino al traguardo. Un 42'03" RT confortante non tanto per il crono, quanto per le modalità con cui è arrivato: nel pomeriggio ho accumulato altri 11 km, di cui 10 percorsi in 45', comprendendo appieno il potenziale e metabolizzando il lavoro svolto nella settimana precedente (saliscendi nella Valle del Lambro tra Giussano e Verano).

Lunedì mattina, senza troppi patemi, faccio i bagagli per Bolzano, dove starò per 5 giorni di lavoro. In città, complice un clima decisamente primaverile, corro sul Lungotalvera in compagnia dell'amica e collega Giosi: pochi km per volta ad un ritmo accettabile per un totale di 3 sedute, salvo infilarne una 4a il venerdì sera a casa, con 12 km a 4'30" di ritmo, giusto per controllare la gamba.

Domenica mattina: ecco Cremona, raggiunta da vero cavaliere errante (quattro ruote in solitaria); saranno pochi gli amici nordici in zona, ma almeno potranno darmi un riferimento in gara. Ritrovo logistico a ridosso del Duomo, proprio in centro, che si presenta come un salotto.
Nel pregara mi scaldo con Ivan Galimberti del GS Avis Seregno, il clima è fresco, ma non freddo. Si sta bene insomma, eccezion fatta per la partenza, che è a in centro, su una strada larga 8 metri e dovrà ospitare 3600 atleti! La partenza avviene quindi in maniera caotica, con la speaker che si perde il vinello il filo del discorso (la Mezza maratona di... Carpi!!!): io mi sistemo poco dopo la metà e parto a razzo con la massa. Lo schema della gara, lo intuisco subito, sarà un'inseguimento matto e disperatissimo in stile Deejay Ten, ergo il mio lettore mp3 mentale si sintonizza subito su AC DC e Queen, giusto per darmi la carica.
Anche a Cremona il mio GPS (come quello di tanti altri) soffre, ma le gambe no: il tempo di uscire dal centro (la città è piccolina, ma molto verde e ricca di piste ciclabili) e rompo il fiato; con uno slalom ai limiti dello sciistico, risalgo la marea e sono già a ridosso di Ivan in 21'55" (5° km, media in 4'23"), proprio quando inizia la campagna che circonda la città.
Non c'è pace, al 10° km raggiungo pure l'amica Jenny, sussurandole un "amore" che fa trasalire il suo occasionale compagno di percorso, strappandole comunque un sorriso: per farmi perdonare le prometto di andare a prendere la bionda lepre (Miss Brambils), anche se la missione sarà impossibile. Mi stupisco di me stesso, in quanto continuo a tenere il ritmo di accellerare.

Alla fine dell'11° km c'è il tappeto per la registrazione dei passaggi, e il GPS farlocco mi dà 48'; stesso adempimento al 18° (1h17'27") e per un po' cullo il sogno di scendere sotto l'1h30' (sempre che gli ultimi 3 km vengano effettuati alla forsennata media di 3'50"/km), ma al 19° km le gambe iniziano a soffrire un po'. Giocoforza riduco il ritmo, attestandomi sopra il 4'15"/km, per concludere in 1h31'00" netto (argh!), giusto in tempo per andare a raccogliere gli ultimi incitamenti del GG, ospite a sorpresa. Rimane un po' di amaro in bocca, anche perchè il GPS mi attesta 2 secondi in meno, ma le buone sensazioni e l'ottima risposta delle giunture lasciano ben sperare per il futuro.
Lasciando da parte la stanchezza e la soddisfazione personale, mi attesto in prossimità del traguardo per aspettare Ivan e Jenny: mentre il primo arriva in 1h36', non vedo la seconda, salvo poi scorgerla in compagnia dei paramedici della CRI. Ha avuto una crisi ipoglicemica e la stanno soccorrendo: nonostante questo ha portato a casa un ottimo 1h34' :-O
Ripresasi J ("guardi, quando la sua morosa si riprende, gliela chiamo", mi dicono fuori dalla tenda della CRI ), passo al deposito borse (la cui gestione alla sperindio lascia qualche dubbio) e inizio il mio "giro di consultazioni": in primis Tommy Vaccina mi spiega come l'elevato livello qualitativo dei partecipanti l'abbia costretto ad un non preventivato 37° posto in 1h07': fantascienza!!! Poi, sulla strada per gli spogliatoi incontro per la prima volta il Dottormela di RunningForum e, poco prima di scappare, incrocio pure Alessandro Galbiati, organizzatore della Lisunada 2013. Ho il tempo per gli ultimi saluti e poi via, a casa, anche se la prossima settimana dovrò tornare qui a lavorare... arrivederci Cremona!

mercoledì 23 ottobre 2013

13.10.2013 - Deejay Ten


E' il 13 di ottobre, quindi non dovrei essere stupito del cielo a specchio e dell'aria fredda, ma tant'è, la speranza è l'ultima a morire: mi aspettavo un tiepido raggio di sole, come l'anno scorso, e invece rischia pure di piovere. 

Sono le 7.30, mi faccio forza :) e, dopo una sobria colazione,  prendo lo scooter con destinazione Piazza Castello, dove ci saranno gli amici Andrew e Mongullo. Il "problema", se così si può dire, saranno gli altri 15mila iscritti, suddivisi tra 10k competitiva (presente!), 10k non competitiva e i 5 km per i più piccoli. Per fortuna il pacco gara è stato ritirato ieri, cogliendo al volo l'occasione per omaggiare Mirtilla della maglia arancione ("Grazieeee, ma non c'era anche un pezzo nero?" La sventurata rispose).

Il viaggio sulle due ruote è occasione per ricordare cosa successe l'anno scorso: meteo ottimo, crono rivedibile a causa della tabella di preparazione alla Mezza, poi non concretizzatasi causa infortuni seriali. Ora come ora sono al punto giusto, dopo i PB su Mezza (Monza) e 10k (Lisunada), quindi potrebbe scapparci una limata, anche se la folla presente molto probabilmente sarà un duro ostacolo, ma si vedrà.

Il riscaldamento è un'utopia, tra Castello e Piazza, posso solo fare qualche movimento da fermo e mi sorgono dubbi a nastro, tipo "Forse sarebbe stata meglio la Castagna d'Oro" (sventurata per il 2014 cercasi), oppure "Ma alla Campestre della Pell e Oss ci sarebbe stata meno gente, ed era così comoda" per finire con "Tapasciate in giornata, neanche l'ombra?". Alla fine tutto sfuma, mentre l'adrenalina sale, così scavalco le transenne e mi sistemo alla partenza: davanti a me ci sono centinaia, se non almeno mille persone, allo start scatterà il marasma, e così i primi chilometri saranno una gara ad ostacoli.
Pronti, applausi con il Trio Medusa che dà spettacolo come suo solito, abbigliati in maniera stravagante come d'abitudine; via, i primi due chilometri sono percorsi a 5' e 4'30" (un crono ai limiti della tapasciata), poi il GPS mi lascia al mio destino, mentre continuo a superare runner, più o meno improvvisati.

Il ritmo è buono e nel mentre incrocio qualcuno dell'Atletica 2002 di Sondrio, che saluto volentieri. I milanesi, a differenza della Stramilano, paiono più mansueti e non pochi si fermano a incitarci. Il GPS ogni tanto dà segni di vita, e scopro che a fronte dei primi due km  fiacchi, il mio ritmo gara si attesta su per giù sui 4'/km, non lasciandomi neanche la possibilità di avvertire fitte al costato, mentre mentalmente mi passano gli AC/DC del compianto Bon Scott... Highway To Hell, Shot Down In Flames, It's a Long Way To The Top (If You Wanna Rock n' Roll)
Alla fine, complice l'entrata scenografica in Piazza Castello, chiudo in surplace a 42'54" (Tempo Assoluto) con un Tempo Reale di 42'03": non male, considerando i vari carichi infrasettimanali tra Giussano e dintorni, e nonostante il traffico dei primi due km, molto dispendioso e molto poco redditizio in termini di crono.
Qualche minuto dopo di me arrivano Mongullo e Andrew, che chiudono in poco più di 47': foto di rito e poi tutti a casa! Settimana prossima ci sarà la Mezza di Cremona e lì i duri inizieranno a ballare :)

sabato 12 ottobre 2013

Fattore K: L'abbigliamento, le scarpe e altre piccole questioni

Immerso nella mia corsetta serale, tra le brume della Valle del Lambro, la frontale accesa, lo zaino da corsa che traballa, eccomi ancora una volta sulla strada. Mille pensieri nella testa, finchè d'improvviso balena l'idea di una minirubrica basata sulla mia esperienza, su quelli che J.Ax definiva "i consigli di un pirla", dedicando l'omonima (stupenda) canzone al fratello minore.
Quelli di cui avrei avuto bisogno quando ho iniziato a correre, e che man mano sto raccogliendo e metabolizzando...

L'abbigliamento è una questione inderogabile: non si può andare a correre con la maglia di cotone o con la tuta di triacetato. L'ho fatto per anni, la sudorazione non è ottimale, anzi, posso dire tranquillamente che è come correre con un peso ulteriore. Peggio ancora sono quelli che corrono con i kway completi "per perdere peso": ne ho trovati persino ad agosto! Questi soggetti sono irresponsabili, non sanno che è come bloccare il radiatore di una macchina per far consumare di più il motore, il quale poi invariabilmente fonde. La stessa cosa accade al nostro cuore, ergo meglio coprirsi di più o fare più chilometri, ma mai sovraccaricare il nostro motore. Se piove, esistono dei comodi smanicati (volendo potete realizzarne uno, tagliando le maniche ad un kway già esistente).
La tuta in triacetato non è molto traspirante e, quando piove, si inzuppa molto facilmente, aumentando la corsa. Sembra tutto lapalissiano, finchè uno non ci si trova dentro :(
Rispetto al 2003 (anno in cui ho iniziato a correre quotidianamente) il materiale tecnico a disposizione è aumentato in qualità e quantità: grandi catene di distribuzione (Decathlon, Cisalfa, Sport Specialist) vendono materiale a costi abbordabili. Per chi vuole spendere un po' di più ci sono marchi specifici o più generalisti. Dalle maglie classiche alle felpe passando per calzini e fuseaux, la tecnologia ha fatto passi da gigante, permettendo la vestizione completa per tutte le tasche, per tutti i gusti e per tutte le stagioni.

Le scarpe sono la nostra estensione che andrà ad impattare sul terreno, assorbendo il peso del corpo, ergo non conviene risparmiare poichè un'errata scelta può causare infortuni a catena. Quindi, preventivando una spesa dai 50-60 € a salire, bisogna documentarsi sul tipo di calzature adatte al proprio fisico, informandosi sempre: su internet, sulle riviste specializzate, sui siti e sui forum e, non da ultimo, nei negozi, ove spesso i commessi corrono e possono condividere suggerimenti e percorsi.
Le scarpe si dividono in 4 categorie, in base al peso e all'ammortizzazione: A1, A2, A3 e A4 sono le categorie standard; tuttavia questa distinzione è stata modificata grazie ad alcune variabili come peso (indice di massa corporeo - altezza/peso/costituzione), passo (lento/medio/veloce) e andatura (pronatori/neutri/supinatori), che hanno portato quasi tutti i marchi a produrre calzature "evolute".
Come scegliere? Tramite diversi strumenti: l'analisi del consumo della suola (localizzando le zone di criticità), la pedana baropodometrica (per la distribuzione del proprio peso), l'esame su tapis roulant della propria corsa. Questi strumenti, se presi singolarmente, non sono risolutivi: utilizzati insieme, possono contribuire a facilitarci la decisione. Tenendo comunque presenti alcune notazioni:
1. Dopo pochi minuti, il nostro corpo modifica lo stile di corsa.
2. Man mano che progredisce il nostro allenamento, l'andatura "viene economizzata", potendo condurre a modifiche definitive.
3. Non esiste la scarpa eterna, sia per usura che per stile di corsa (vedi punti 1 e 2). Personalmente sono passato dalle Supernova Glide (2009), sino alle attuali Brooks Ghost 6, transitando per Saucony Jazz 15 e 16 nonchè Brooks Glycerine 10. L'usura impone il cambio periodico delle scarpe, quindi si può individuare il numero di km effettivi (in cui le prestazioni sono ottimali e non subiscono degradazioni). Non fidatevi delle pubblicità o delle asserzioni delle case produttrici: una scarpa A3 (usata per allenamento) mi dura dai 400 ai 500 km, 200-300 km in meno di quanto reclamizzato.

L'orologio GPS è il fedele compagno che monitora le vostre prestazioni. Alcuni usano uno smartphone con GPS: tuttavia un orologio è molto più comodo, sia per dimensioni che funzionalità (un telefono vi renderà sempre connessi, facendovi perdere un minimo di relax).
Utilizzando il GPS, potrete scaricarne i dati su PC e capirete non solo le andature, ma anche i percorsi, liberandovi dai sentieri prestabiliti e recuperando quanto meno il piacere della corsa libera.

La socializzazione è il volano della corsa: inizierete magari a correre grazie a qualche amico/a più avanzato/a. A vostra volta inviterete amici con voi, in una sorta di effetto domino. Parlate con il personale dei vari negozi: scoprirete informazioni preziose e potrete contare su ulteriori conoscenze. Iscrivetevi alle gare non competitive, giusto per iniziare: quando vi sentirete pronti, controllate le varie società podistiche sul territorio. Al di là di gare e prestazioni sono un ottimo modo per farvi nuove amicizie e condividere interessi.

giovedì 10 ottobre 2013

Gambe, testa e cuore: sensazioni tra la bruma e la luna

Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi e ogni volta correre più forte di prima. Sfidare il buio, la fatica, il cronometro e il GPS. Arrivare alla fine dei 15 km convinto di poter dare ancora. Riconoscere la luna dalle brume autunnali in cui sprofonda parte del Parco. Arrivare sulla soglia di casa, stanco ma felice, per iniziare gli allunghi di fine corsa. Assaporare ogni singola falcata, immaginando dove correrò ancora, indipendentemente dal meteo o dal luogo. Sensazioni.

E' quasi metà ottobre, periodo ottimale per correre e per pensare con la mente libera (si fa per dire) dagli impegni estivi. Posso così guardare indietro a questo 2013, tracciando un abbozzo di bilancio corsaiolo e meravigliandomi un po' per il potenziale espresso e quello ancora in nuce
Il miglioramento è stato lento, ma costante, in special modo nella Mezza: dalla tiepida Epifania di Annone (1h32' con 300 metri in meno, argh!) alla quasi primavera di Colico (inizio marzo 1h35'02" su 21.097 km puliti) ho limato un bel minutino al vecchio personale omologato di 1h36'10".
Le tappe intermedie non sono state propriamente esaltanti: la Mezza di Lecco ha offerto spunti per i praticanti di kitesurf (1h37') mentre Vittuone (1h35'58") ha messo a dura prova la mia cervice. La Stramilano ha evidenziato il delirio mentale che affligge svariati milanesi (soprattutto gli organizzatori), lasciandomi ad uno spento 1h37': a Seregno invece sono arrivato molto motivato, chiudendo una prestazione "torrida" in 1h33'02", grazie anche all'ottimo intermezzo della Brianza Double Classic (18.250 metri di collinare in 1h21'09" con il buon Claudio Galli).
Da lì in poi ho aspettato 5 mesi per ripropormi sulla mezza distanza classica, centinaia di chilometri sulle montagne dell'amata Val di Giust e il PB (1h32'27") colto sulla non semplice Maratonina di casa, a Monza.

Le 10 km, gare più brevi eppur molto più intense, mi hanno regalato qualche soddisfazione: Seregno (40'17" con 200 metri in meno), la Lisùnada (40'55" la settimana successiva alla Mezza di Monza) e il terribile collinare di Olgiate Comasco (40'58") sono state tappe di un ottimo viatico che , presto o tardi, mi riporterà sotto i 40'. Anche se, forse, quel traguardo sarebbe stato valicato ai 10 di Lecco, appuntamento che mi ha visto stanco per via della precedente Monza - Resegone.
Perla nascosta e in penombra di questo 2013, con i suoi 40 e dispari chilometri da Monza sino alla Capanna, dura scuola (mentale prima che fisica) per qualunque atleta.

Da ultima, ma non da meno la montagna, che costituisce il 50% delle mie radici: paradossalmente la mia frequentazione non è stata assidua, complice il clima alquanto ostico. Le gare affrontate hanno preteso il loro pegno, con fiato e gambe in imbarazzante riserva. Solo la Fraciscio - Angeloga mi ha permesso di ritoccare il PB, mostrando un ottimo motore, bisognoso solo di alcuni assestamenti dovuti alla specificità del terreno. Quando poi sono riuscito ad allenarmi per boschi e sentieri (agosto), i risultati non si sono fatti attendere, permettendomi, al ritorno in pianura, di acquisire più sicurezza nei miei mezzi.

Mentre apro la porta di casa rieccheggiano, molto lontanamente, le parole di Cher "When heroes fall, in love or war, they live forever", a chiosare questa bella serata...

mercoledì 9 ottobre 2013

Tipi di corsa: lo sbiellato

La corsa può diventare una filosofia di vita, è pacifico. Purtroppo in alcuni casi può degenerare, arrivare ad essere una patologia, quando invece dovrebbe essere un momento di gioia, di concentrazione, di focalizzazione e, senza bisogno di dirlo, di attività fisica.

Tuttavia, uno scorretto atteggiamento mentale fa precipitare i bonus della corsa, trasformandoli in malus: un mio ex amico si è rovinato per una nota gara a squadre della zona. Tanto per iniziare, ha compromesso il suo fisico con un'alimentazione sballata (barrette energetiche, pizza e carboidrati a manetta); ha poi continuato entrando in un giro mentale negativo, facendo vivere due mesi d'inferno ai suoi collaboratori, per concludere, stremato, a poche centinaia di metri dal traguardo.

Se quanto sopra vi sembra tanto, meglio omettere i rapporti umani andati a ramengo con quanti gli facevano notare i suoi errori durante la preparazione (incluso il sottoscritto). Tanto peggio se gli sventurati osavano suggerirgli i correttivi. Conclusioni? Non ne valeva la pena, vista la rovina sua e dei suoi compagni di gara. Prendersi troppo sul serio non è mai troppo produttivo...

Voto: 4. La corsa dev'essere un piacere, non una tortura.

martedì 8 ottobre 2013

Tipi di corsa: Il medaglista

Dal dialogo con un medaglista:
Giovedì "Sto male, non so se parteciperò domenica alla gara, al massimo farò una corsetta senza pretese"
Domenica il medaglista arriva puntualmente a premi, di categoria o addirittura assoluti

Il medaglista sta alla pretattica come il ragù alla pasta. Un legame inscindibile che viene rinsaldato corsa dopo corsa, medaglia dopo medaglia. 
Se il sacchettaro un po' ci fa tenerezza, perchè di fondo ci riconosciamo più o meno in lui, il medaglista (soprattutto a ridosso di gare e garette) si concentra su un unico oggetto d'amore, che per sua stessa natura non è condivisibile, ossia la medaglia, intesa come premio per la prestazione. 
La caratteristica essenziale della categoria è lo spirito competitivo che permea e indirizza le azioni dei suoi appartenenti: un esempio è l'attività su internet. Il runner normale guarda podismolombardo, partecipa alle discussioni nei vari gruppi FB, posta su runningforum, il medaglista no. Preferisce scrutare la lista dei partenti su mysdam.
E da qui parte il disastro, con l'applicazione sistematica de L'Arte della Guerra alla disciplina podistica: nella sua concezione, il medaglista si ritiene il Sun Tzu della corsa, con la famigerata pretattica su cui costruisce i suoi successi.
Capita così che al Parco di Monza vadano in scena teatrini simili a quello di cui sopra: personaggi che fingono improbabili infortuni (la bandelletta ileotibialetarsica, la fascia lata media superiore, la fascite plantare con interessamento dell'alluce valgo), che mantengono un basso profilo (non sto bene, ho il gomito che fa contatto con il piede, mio padre/zio/fratello è rimasto chiuso nell'autolavaggio) o che vanno a correre ad orari impensabili (in pieno inverno con temperature polari alle 5.30 am!). Poi sul terreno di gara, costoro sfoderano degli allunghi degni di Momenti di Gloria, musica di Vangelis inclusa.



E lì monta una discreta incazzatura, non tanto per la prestazione sportiva (anche senza una gamba andrebbero al doppio della mia andatura), ma per le prese in giro degne dell'ufficio stampa della Ferrari (alzi la mano chi si ricorda Il Gatto Colajanni).
Questi gli aspetti meno gradevoli: in realtà i medaglisti sono persone socievoli con una discreta esperienza di gara; nei periodi lontani dalle gare possono condividere trucchi, esperienze e chilometri a discreti ritmi. In prossimità dell'evento vanno presi in dosi omeopatiche, altrimenti ci rimarrete male.
Come smontare o trattare il medaglista e minimizzare i danni collaterali? Con molta ironia e garbo, regalategli una bella confezione di Smac Brillacciaio. Luciderà le sue medaglie, e lo aiuterà magari a condividere un pezzo del suo orgoglio. Voto 6, si può fare condividere di più.

Puntate precedenti: 1. Il sacchettaro

Tipi di corsa: Il sacchettaro

Nota: con questo post parte una sorta di minirubrica in cui censisco i runner. Le tipologie non sono compartimenti stagni, in quanto ogni corridore che si rispetti avrà caratteristiche proprie di più categorie. Semplicistiche? Forse, ma gli stereotipi servono a darci delle indicazioni di massima, un po' il contachilometri: mai esattamente quella velocità, salvo autovelox. Il tutto con intento goliardico e autoironico :)

Grazie a Veronica per l'idea!

Il sacchettaro è per definizione quel runner che punta al sacchetto, inteso come pacco gara. La sua preparazione all'evento parte da Internet (una volta c'erano i volantini e le "voci di corridoio"), in special modo su podismolombardo.it e podisti.net: in santa pace può scegliere distanza, luogo e scrutare poi con calma e cupidigia il contenuto del Pacco Gara.
Spesso la valutazione della gara a cui partecipa dipende dai gadget e dai souvenir che si porterà appresso come un bambino felice: la tanto decantata maglia tecnica (poco importa che sia un modello in poliestere simil-cellophane), gli accessori (polsini in spugna degni di Lendl e McEnroe), cibarie assortite in microdosi.
Il sacchettaro evoluto, passo successivo nella scala dei corridori, raffronta il rapporto qualità/prezzo della gara a cui partecipa, pure con l'ausilio di strumenti tecnologici: si sprecano quindi i fogli in excel con cui tener conto di chilometri, ristori, costi e dell'agognato pacco gara. Una fatica da ingegneri, categoria di cui anch'essi si sentono parte. A torto o a ragione? Indubbiamente sembrano delle massaie... di corsa. Voto: 7, perchè di fondo siamo tutti un po' sacchettari :)

giovedì 3 ottobre 2013

30.09.2013 - Giroingiro del Bolettone


Domenica mattina. Il cielo plumbeo che pare bloccare ogni aspirazione alle grandi altezze. Le pioggia che cade fine, quasi a lavare gentilmente le pelli e le anime dei corridori. E alla fine il Bolettone, un confortante trapezio che dal Triangolo Lariano osserva placidamente tutto quanto accade nella pianura brianzola.
Al di là delle licenze poetiche, giornata autunnale in Lombardia: temporale si/no/forse con l'atmosfera alla Twin Peaks tipica di questo periodo e di questo luogo. Non che sia un novità, ma alla fine di settembre si spera sempre in qualcosa di meglio, complice anche la temperatura gradevole persistente.
Sei i Bocia alla partenza: in realtà Capitan Brambilla è in versione capitano non giocatore per i postumi di un fastidioso infortunio. Gli altri verde vestiti sono il Luca, la Barzyna, la Chiara e il neo acquisto Williams.




L'approccio alla gara è importante: il tracciato si sviluppa, come d'uopo, intorno al Bolettone, montagna di profilo trapezoidale riconoscibile dalla Brianza, per un totale di quasi 11 km con 300 metri di dislivello positivo.
Partenza ai quasi 900 metri dell'Alpe del Vicerè, nel Comune di Albavilla: la spedizione arriva in assoluto anticipo e nel riscaldamento salutiamo facce note mentre ripassiamo il percorso: Baita Patrizi - Bocchetta di Molina - Sentiero dei Faggi - Bocchetta di Lemna - Capanna Mara e ritorno all'Alpe.

La partenza avviene all'ingresso dell'Alpe, alla sbarra dei parcheggi. Non ci tengo a rimanere davanti, visto il primo pezzo in salita, quindi rimango intruppato in mezzo e mi do come compito quello di correre finchè ce n'è, o per lo meno finchè quelli davanti non si piantano.
Primo passaggio alla Baita Patrizi, dove il meteo e il profumo di pino nel caminetto mi tentano follemente, ma la pioggia mi risveglia dal torpore simil natalizio (polenta, dove sei?) e continuo a correre ormai fradicio.
La salita, per lo più dolce, si fa impegnativa e riprendo uno ad uno i fuggiaschi, lasciando indietro Williams, Il Luca e la Barzyna, mentre la Chiara è già molto più avanti. Arrivato alla Bocchetta di Molina, tento di bere il the caldo del ristoro, ma è talmente ustionante che riesco solo ad assaggiarne un sorso.

Il Sentiero dei Faggi è tendenzialmente pianeggiante, quindi si può correre su una sorta di tappeto morbido eppur compatto. Peccato che il cielo plumbeo e il soffitto alberato impediscano di vedere bene gli ostacoli: la pioggia copiosa poi ha ammorbidito troppo il fondo, con scivoloni e capitomboli a profusione. Puntualmente freno (e frano) su una pietra liscia trovandomi con le chiappe per aria, poi proseguo sino alla Bocchetta di Lemna ad un buonissimo ritmo di 5'/km. Al punto di controllo mi chiedono come stia, indicandomi la mano: vedo allora il sangue raggrumato, postumo della caduta.

Tempo di passare Capanna Mara e sono a ridosso della terza donna (prima Chiara e seconda l'Ale Arcuri): inizia la discesa e rallento: il fondo di pietra è fondamentalmente viscido e nonostante le Scott Grip E-Ride, partono gli improperi e le scivolate. L'inframezzare del fondo coperto con lo sterrato peggiora la situazione e nonostante tutto riesco a procedere a 4'20"/km, tentando di evitare troppi rallentamenti.
Mi supera Il Luca, che mi fa da traino, solo che la storta alla caviglia sinistra, precedentemente in agguato, arriva, facendomi fermare. Riprendo piano piano e giungo, dopo un po' di sorpassi assortiti ai miei danni, all'Alpe, chiudendo 66° in 1h04'52" (dalla 48a posizione occupata a Capanna Mara).
Noto, con non poca sorpresa, che la lista degli infortunati è bella lunga e la giornata non ottimale ha sicuramente contribuito.

Almeno Chiara ha vinto: un ottimo viatico per la Como - Valmadrera. Il Luca ha chiuso 49°, la Barzyna 95a (al rientro su una gara impegnativa) e Williams 122° frenato da un'infiammazione al ginocchio. Personalmente, storta a parte, ho messo un po' di forza nelle gambe, scoprendo un percorso molto interessante per i futuri allenamenti. L'estate in Val di Giust, i richiami con gli "ondulati" e il San Primo stanno pagando :)