giovedì 17 aprile 2014

Fattore K: Il margine di miglioramento (1.1)

Solitamente uno dei concetti più in voga nel mondo del podismo è il "margine di miglioramento": quante volte mi sono sentito dire che potevo e dovevo migliorare, magari da perfetti sconosciuti, in quella grande scuola di atletica che è il Parco di Monza? Troppe. Purtroppo troppo spesso ho lasciato cadere questi suggerimenti, mentre solo qualche rara volta ho raccolto le briciole di saggezza, andando a rimpolpare la mia "podistitudine".

Per capire cos'è il margine di miglioramento, bisogna innanzitutto contornare la questione, definendo alcuni concetti di base. Nella mia concezione da scienziato dilettante (beati gli anni del Liceo, con tre esami di matematica e uno di chimica - esami di riparazione), visualizzo il concetto in un grafico cartesiano, mettendo nelle ascisse (asse X) l'età e nelle ordinate (asse Y) il crono inverso (ove, al salire del valore, il tempo cronometrico in realtà scende) esattamente come qui sotto:



A questo punto disegniamo due curve: la prima è il nostro potenziale, ossia il tetto massimo teorico delle nostre prestazioni, destinato ad essere sfiorato, ma mai toccato; la seconda è la nostra prestazione effettiva, che descrive i nostri rilievi cronometrici reali: si noti che le due curve salgono da un minimo, arrivano ad un picco (orientativamente al meglio delle capacità psico-fisiche - virtuali e reali - dell'atleta) e scendono con l'età:


La differenza tra Potenziale ed Effettivo è il tanto sospirato Margine (di miglioramento): la prestazione sportiva degrada naturalmente dopo una certa età, sebbene in maniera diversa a seconda della professionalità o meno dell'atleta. Sembrerà paradossale, ma il decadimento prestazionale è più marcato proprio nel professionista che nel dilettante, per una serie di ragioni, di seguito celermente descritte.

Nel primo caso le due curve (P e E) sono quasi aderenti, in quanto l'atleta viene seguito e monitorato costantemente da uno staff variegato: allenatore, nutrizionista, psicologo, fisioterapista, medico, con la collaborazione intensiva della casa produttrice di scarpe.
Il margine di miglioramento rimane sempre minimo (deve esserlo, altrimenti l'atleta sarebbe un'eterna promessa) rispetto alla prestazione effettiva: l'unico palliativo è "distendere la curva", quanto più possibile, ossia tenere alta la curva potenziale (e consequenzialmente quella prestazionale). In tal senso, si veda il caso di Danilo Goffi, che a 43 anni suonati, ha finito la Maratona di Milano in 2h17'. Per considerazioni più approfondite, rimando al blog di Orlando Pizzolato, e più precisamente al post "Quel Che Ho Perso".

Nel secondo caso (l'atleta dilettante), il punto di vista muta: a fronte di un potenziale naturalmente digradante dopo il picco d'età (anche se è sempre possibile "distendere la curva", con qualche difficoltà in più rispetto ai professionisti), i miglioramenti possono aumentare e il margine rimane sempre alto. Nel mio caso, ho iniziato a correre agonisticamente nel 2011 (a 35 anni), completando la mia prima Mezza Maratona (Alpin Cup) in 1h41'10": nel 2014 (Mezza Maratona di Treviglio) ho corso a ridosso dei 90' (1h30'18"), limando in poco più di 30 mesi 11'.
Da queste considerazioni discende un quesito solo apparentemente ingenuo: da cosa dipende questo miglioramento? Solo dalla corsa intesa come allenamento fisico? Evidentemente no, visto che ho iniziato a correre quotidianamente nell'ormai lontano 2003, dopo oltre un decennio di calcio e un altro di basket e altri sport. Indubbiamente il fatto di avere praticato sport impostati anche sulla corsa mi ha agevolato da un lato, ma dall'altro mi ha affossato: gli sport sopra menzionati sono "di contrasto" e si sviluppano anche su altre abilità (la tecnica su tutte), pertanto non sempre la corsa viene curata come dovrebbe; In particolare lo stile è tutt'altro che efficiente, dovendo in primis l'atleta preoccuparsi di difendersi dagli avversari; secondariamente, i numerosi contrasti di gioco comportano svariati infortuni con strascichi alquanto fastidiosi.

A riprova di ciò, le mie prestazioni sono migliorate proprio quando ho iniziato a curare molto di più il mio stile di corsa (grazie all'involontario aiuto di Mario Ruggiu), seguendo un percorso "riabilitativo" personalizzato da osteopata e fisioterapista, studiando posturologia e propriocezione, svolgendo esercizi particolari (la famigerata "tavoletta" e il salto della corda). Così facendo il maledetto margine si è assottigliato, grazie all'incremento della curva prestazionale. Più o meno così:




Ulteriori miglioramenti sono possibili, magari tagliando sport di contrasto, differenziando la tipologia di allenamenti, svolgendo esercizi di allungamento alla mattina e alla sera, migliorando la qualità del cibo. Insomma, per quanta strada si è percorsa, ce ne sarà sempre altrettanta da correre e in tal senso mi è maestro il sempre verde Angelo Ripamonti (classe 1942) :)

lunedì 7 aprile 2014

30.03.2014 - Mezza Maratona di Seregno

Seregno, 30.03.2014: 21 km in 1h31'03", 142° su oltre 600 partecipanti. Parto dalla fine per descrivere questa gara un po' particolare, che raggruppa in sè ben 3 eventi: la già citata Mezza Maratona, la 60 km e la prestigiosa 100 km, valevole come Campionato Italiano, oltre alla Straseregno (non competitiva) sulla doppia distanza di 6 e 12 km. Una giornata di sport in festa che vede oltre 2000 persone per le strade brianzole.

Per si tratta della seconda partecipazione per le strade di Seregno, ma, a differenza dell'anno scorso, quando vi fu un'improvvisa (e improvvida) giornata d'estate, la temperatura è decisamente più mite. Per lo meno, non siamo nel mezzo di una stagione monsonica (Primavera 2013) e qualche giornata di sole è pure transitata da queste parti, abituandoci a poco a poco ai 18°-19° C.

Venendo al dato statistico vero e proprio, rispetto all'1h33'03" del 2013 c'è soddisfazione per i 2 minuti in meno: tuttavia l'1h30'18" di Treviglio fa trasparire un po' di perplessità, visti i 45" in più. Certo potrebbe aver contribuito la fase iniziale del percorso nel centro di Seregno, tanto arzigogolato quanto scenografico: i gruppi ancora numerosi e i cambi direzione potrebbero aver reso difficile tenere il ritmo dettato dal pacer d'eccezione Pier, in allenamento per la prossima Milano City Marathon e bisognoso di contenersi al 4'20"/km (alla fine il ritmo sarà di 4'19"!).

La fredda cronaca, al di là di quanto detta il cronometro, è diversa: Condizioni personali non perfette (ma quando mai lo sono, mi verrebbe da dire) mi suggeriscono di tenere un ritmo abbordabile, nonostante ci sia la tentazione ritoccare il PB sotto i 90': la preparazione settimanale è stata contenuta, con regime alimentare controllato dalla cuoca-manager Elisa e uscite centellinate per evitare carichi estenuanti. Pier, come già detto, si offre di fare da pacer: le condizioni per abbattere il muro ci sono tutte.

Ieri sono venuto a ritirare il pettorale e il pacco gara: è stata un'occasione per ritrovare svariati compagni di corsa, tra cui i Banditi (Annalisa e Lorenzo) e i Bocia (Stefano e GG). Sensazioni pregara a buoni livelli (la miracolosa adrenalina), vedremo cosa dirà il crono.
Il programma è partire tranquillo, chiudere in crescendo e dimenticando precedenti debacle. Dall'affollato inizio il Caronte Pier mi guida, dove il serpentone passa per la Porada: a differenza dell'anno scorso non si nota la differenza di temperatura all'ingresso nella cittadina. Non ho alcuna difficoltà a reggere il ritmo e soprattutto sono quasi stupito dal tracciato, che mi pare quasi nuovo: l'anno scorso dovevo essere veramente in bambola.

Oggi invece continuiamo ad un ritmo molto buono e via via risucchiamo molti podisti dinanzi a noi: i seregnesi (o seregnaschi) sembrano paciosi e assorti nella domenica mattina, salvo qualche eccezione. Ci sono persino svariati fan ai lati della strada, oltre alle famigliole assiepate in centro a godersi scampoli di sole.
Nel nostro giro per Seregno arriviamo al cimitero e poi entriamo in Valassina: reggo bene il saliscendi sulla impercettibile quanto inesorabile salita che accompagna, come pista ciclabile, la SS36. Bella continuazione, incrocio anche Claudio Galli in bici (che mi incita a suo modo :) ) e i "ragazzi del 10° km" (Angelo Ripamonti e la sua banda) che provvedono al ristoro. Tempo di incrociare pure il Bocia Moioli e svolto al "giro di boa" (siamo in realtà quasi al 13° km), che sancisce la nostra uscita dalla Valassina verso la campagna tra Verano e Giussano.

A questo punto riesco a vedere la canotta del collega Bocia Stefano Cordoni (prossima vittima sacrificale della Double Classic) e grazie alla spinta costante del Pier (che non perde occasione per fare due chiacchiere con compagni di sventura e per chiedere indicazioni ai volontari) lo supero nel breve volgere di un chilometro: il già campione del mondo di Ski Roll mi informa che è "partito a 3'55"/km" e che ha "chiuso in 40' i primi 10 km", salvo poi mollare dopo il 12° km. Successivamente il malcapitato chiuderà in 1h32'.

Io e Pier teniamo botta, salvo al 15° km quando sembro averne un pelo di più, ma poi mi accodo per tenere tutto negli ultimissimi km. Rientriamo nella Porada, sembro perdere qualche metro ma alla fine riesco a concludere in accelerazione, schiantando gli ultimi due concorrenti. Stanchezza... ma poi tutto svanisce quando mi salutano gli amici al traguardo, tra cui la Mandress Family, VJ Mallia e l'Ombry Riboldi.

Nel frattempo mi informo sulle classifiche che contano: medaglia d'argento sia nei Bocia (1° l'inarrivabile GG, 3° Stefano, poi altri tre Bocia alla loro prima mezza!) sia nei Banditi dal Sushibar (1° Lorenzo a 20", 3° Mongu e 4a Annalisa). Tra le varie conoscenze in ordine sparso: Fabietto chiude in 1h38' alla prima Mezza (dopo avermi seguito per 12 km), Ivan dell'Avis Seregno (provato dalla Maratona di Roma) giunge in 1h36', mentre il maratoneta Max Teruzzi finisce in 1h34' ("ma no, vado piano, c'è la MCM settimana prossima"). Menzione d'onore per il "dentista volante" Schiavolin, che si accontenta di un onesto 1h33', dopo aver macinato altri 10 km in vista di Milano. Personalmente porto a casa il secondo 1h31' dell'anno, con la consapevolezza di avere due tentativi (per scendere sotto i 90') prima dell'estate. Per tutto il resto ci sono i 10k, con il muro dei 40' da abbattere. Ora mi attendono i fisioterapisti dentro il PalaPorada.