E' passato un altro anno e siamo ancora qui. Monza, Arengario stracolmo di gente in un frizzante sabato sera di giugno. C'è la Monza-Resegone.
Niente panico, l'anno scorso avevo annunciato urbi et orbi che non avrei disputato la gara nel 2015: con mia somma sorpresa ho mantenuto la promessa. Tuttavia, sono venuto lo stesso in Centro a tifare per amici e conoscenti, magari stringendo alleanze per il 2016.
E' un sabato strano, con tre eventi "maggiori" in contemporanea: la Coppa Intereuropa in Autodromo, Manu Chao al Parco e appunto la Mo-Res da Piazza Roma. Manca il Family Day, ma forse è meglio così: già il sindaco Scanagatti ha le sue gatte da pelare e per una volta non invidia il collega Marino.
Più realisticamente Monza manca di maturità nell'organizzazione di certi eventi, con gli oneri scaricati sui comuni limitrofi: basterebbe un mini-piano del traffico come per il GP per gestire le 40mila persone in transumanza verso il Mirabello senza che tutto vada a ramengo, ma tant'è. La voglia di esserci, al netto dell'allenamento pomeridiano, mi porta a superare gli ostacoli sul percorso e a fiondarmi in Monza.
Grazie al provvidenziale scooter sono in loco per le 20.15, in tempo per un po' di Pubbliche Relazioni e un caffè: i soci Bocia sono già in fibrillazione, anche se, complice il numero record di partenti (300 terne partenti), inizieranno la loro avventure dopo le 22.00. Una Mo-Res in versione catena di montaggio, con tanto di speaker-intrattenitore, sindaco di contorno e alpino sbandieratore sulla pedana: evoluzione dei tempi non sempre ben vista, soprattutto per chi deve curare la salvaguardia degli atleti e contemperare il traffico del sabato sera.
La serata scorre tranquilla, i ragazzi partono in serenità, con le bici d'appoggio già sulla via, pronti a seguire i podisti dal Ponte dei Leoni: la fresca serata rappresenta il clima ideale per correre ed io, a bordo del mio SH300, mi devo coprire per evitare sbalzi termici. Ci vuole poco, il tempo di un rifornimento volante e poi via, verso la vecchia SS36: da Biassono ad Arcore, ormai deserta e senza macchine, raggiungo Usmate con le ultime terne e inizio la mia lenta risalita verso l'Adda. Tra Carnate e Lomagna riconosco la terna presidenziale, con Maurizio e Max, miei compagni nel 2013: mi fermo poco più avanti e, in attesa di un incitamento, scambio quattro chiacchiere con un motociclista di passaggio, affascinato e terrorizzato dai 40+ km fino a Capanna Monza.
Riparto, e nel lungo serpentone umano, incrocio facce conosciute e non, fermandomi a Cernusco per incitare los cognatos Reno e Ste, lanciatissimi verso Olginate. Recupero anche i Bocia Top, con Cordoni Pozzi Galli davanti a Mauri, Ghezzi Casati. Seguono le ammiraglie a due ruote con rifornimenti e strategie.
Dopo aver girato per quasi 20 km mi attesto poco prima del Ponte tra Olginate e Calolzio: a sottolineare la magia di questa gara che accomuna chi corre e chi tifa, scopro, tra i tifosi accanto a me, i genitori di un collega di fatica che qualche giorno fa ho incrociato ai Bocia. C'è giusto il tempo di rivedere e incitare molte delle facce superate prima, prima di qualche scatto volante, tra quattro chiacchiere.
Mi sposto dall'altra parte dell'Adda e supero i Bocia Top a Calolzio, dove accompagno Alberto a passo d'uomo mentre gli altri si cambiano: una volta raggruppate le terne biancoverdi, ci dividiamo. Mentre gli atleti salgono per i gradini, accompagnatori e tifosi si muovono sulla carrozzabile: il serpentone di moto e bici è impressionante, soprattutto calcolando l'orario.
E' quasi la una, sicuramente ci sono stati i primi arrivi a Capanna Monza (alle 22.30 lo speaker aveva annunciato i transiti dalla Cicognola, tra Merate e Calco). Parcheggio lo scooter all'ingresso del paese (la strada regala sempre emozioni, specialmente in questa notte) e inizia la mia "gara": il tempo di scambiare due parole con lo Ste Ripamonti, appiedato improvvisamente dal terzo componente, e mi attesto vicino al gonfiabile in attesa dei miei soci.
Già da Olginate la temperatura è stata eloquente, ma la corsa e l'attesa non fanno sentire il fresco: quando arrivano le due terne (ormai gruppo unico), mancano Clod e Alberto, attardatisi a Rossino e in transito dopo pochissimi minuti. Nel mentre scatto qualche foto, scambiando pareri a ai bordi del ristoro. I ragazzi ripartono, mentre le ammiraglie a due ruote (Sara, Nadia e un amico vivandiere) tornano verso Rossino: tento di accompagnare i podisti per un tratto, salvo poi tornare indietro ritenendo esaurita la mia missione. Errore... da lì inizia il mio lavoro di traghettatore, avanti e indietro da Erve Centro sino alla mini-rotonda alla fine della strada asfaltata: ultimi in ordine a venire scortati sono i giovani (di spirito) della Terna Presidenziale, con Max in gran spolvero e Maurizio in recupero.
Faccio in tempo ad incrociare Lucia che mi irretisce parlando di birra e panino con salamella: nonostante l'appetito, il sonno mi tenta di più, così saluto la compagnia e inforco il fido dueruote, non prima di aver salutato Scopa della Gara, Sindaco, Protezione Civile e Carabinieri. Nel silenzio della discesa emerge la luminosa Pianura, peccato non aver avuto la reflex!
Nel deserto più completo della SS36 (nonostante qualche ora prima ci fosse un tifo da stadio) riesco a intercettare l'Ale Galbiati (mente della Lisunada) a bordo della bici con cui ha assistito il Barba (al secolo Maurizio Mariania, Presidente del TTB e alla sua 30ima Mo-Res!). Data la precaria illuminazione, lo affianco sino a Arcore per poi tagliare verso casa mia. Nel mentre alcuni reduci del concerto di Manu Chao (sono le 4 am) camminano stanchi per le strade di Biassono, altri dormono stesi all'addiaccio tra le aiuole davanti casa. Che dire?
Ci rivedremo nel 2016...