sabato 23 novembre 2013

La gara perfetta


La gara perfetta non esiste, ma se esistesse, come sarebbe poterla disputare? Sarebbe come correre, inseguire la propria ombra, superarla e vincere. Qualcuno, ogni tanto, vi dice che l'ha raggiunta, quella perfezione: ha toccato lo stato di grazia, il miracolo podistico, più unico che raro, la congiunzione astrale.
Ma per noi comuni mortali, miscredenti, come può svolgersi la gara? Con un percorso ostico (anche la più piatta può riservare sorprese, vedi Cremona, Monza o anche la delirante Stramilano), con un meteo assurdo (Monza 2011 docet) o, ultime ma non da meno,  le proprie condizioni, fisiche e/o mentali.
Alla fine anche il runner più esperto può arrischiarsi, toccando la gara ideale, o quella che sino a quel momento è la migliore prestazione possibile. Però questa impossibilità, questa imperfezione in fieri ci può regalare la spinta mentale per limare secondi, per superare gli ostacoli, per essere resilienti, in strada così come nella vita. Senza contare che ogni inconveniente superato è esperienza che ci verrà utile alla prossima gara. 
Magari la gara perfetta non esiste, ma se così non fosse... forse un giorno la troverò.

martedì 19 novembre 2013

17.11.2013 - Alpin Cup @ Sesto SG



L'Alpin Cup è una mezza un po' atipica, correndosi tra i vialetti alberati di Parco Nord, a cavallo tra Sesto S.G., Milano, Bresso e Cinisello. E' molto casalinga anche come organizzazione, essendo portata avanti dal locale Gruppo Alpini.
Quest'anno i Bocia partono con una folta rappresentanza, essendo ben 4 gli arditi sulla Bociamobile: il dinamico duo Brambilla - Fumagalli, Veronica e il sottoscritto, molto assonnati ma anche motivati, nonostante il meteo plumbeo non prometta bene.

Mentre il clima pian piano si scalda (nonostante mani fredde e segnalazioni non impeccabili :) ), ripenso a come sono arrivato qui: un mesetto fa davo fondo alle mie energie nell'ottima Mezza di Cremona, ad un passo dall'1h30'; poi una serie di trasferte lavorative e riposi mancati hanno mandato a monte l'appuntamento con la Mezza di Busto Arsizio, in cui avrei dato l'assalto in grande stile al muro dei 90'. Così ho preferito recuperare la dimensione più genuina della corsa, accontentandomi di lasciare andare le gambe, accantonando tabelle e PB.

Per festeggiare il PB di Cremona, ho deciso di regalare una mezza (la prima) a Veronica, con tanto di paramedico personale, pardon servizio pacemaker. Riesco ad iscriverci in extremis (grazie alla cortesia degli organizzatori).
In vista dell'impegno sui 21 km, abbiamo corso al Monza Challenge, appuntamento molto autunnale ideato e governato dal Monza Marathon Team. Insieme ad Andrew, Mongullo e Annalisa i 10 km sono filati via lisci: l'ottima risposta di Veronica, che ha chiuso poco sotto i 48',  conforta i presenti in vista della Mezza. La proiezione con la Calcolatrice di Riegel dà addirittura 1h45', ma forse è meglio non dirle niente, a scanso di attacchi d'ansia :)

Mi gusto i giorni pregara in quel di Trento, costretto lavorativamente a correre sul Lungadige, al chiaro di luna (e della frontale) ed eccomi al via. Ho assicurato Veronica che il ritmo sarà adeguato alle sue capacità, senza forzare alla ricerca di crono impossibili.
Il tempo di salutare amici e conoscenti e poi ci spostiamo verso la partenza: Chiara e Davide proseguono verso la testa della griglia, mentre noi rimaniamo a 2/3 della folla. Due chiacchiere, qualche personaggio noto tra i partenti (Davide Cassani e l'immancabile Linus), poi pronti via.
La fiumana è inarrestabile, ma a differenza degli anni passati le partenze con la 10 k e la mezza non competitiva sono state scaglionate, quindi riusciamo ad inserirci bene nel gruppo.

Il ritmo è discreto, non dobbiamo forzare a meno di 5'/km, il percorso scorre via senza affanni. Il tempo di fare qualche battuta per distrarre Veronica dalla fatica e siamo già al primo ristoro, che evitiamo. Giriamo ai 5 km in 26'20", lasciando una proiezione spannometrica di poco sotto all'1h50':  ad entrambi basterebbe, quindi si continua così.

Nel frattempo veniamo superati da un gruppo di marciatori, con tanto di allenatore in bici che li segue in maniera un po' inquietante: noi non ci facciamo prendere dalla frenesia di tenere il loro ritmo. Tagliamo il giro di boa dei 10.5 km (posto sul traguardo) in 55'11": buon riscontro cronometrico, visto il primo giro percorso con il freno a mano tirato. Al ristoro posto dopo il traguardo ci fermiamo un attimo, giusto il tempo di un po' d'acqua e un primo scambio di impressioni, prima di scattare ad un ritmo più sostenuto.

Al 12° km siamo già in leggera accelerazione, ma Veronica vorrebbe aumentare ulteriormente il passo dal 14° km: la freno e le dico che dal 16° in poi sicuramente andremo di più, senza effetti collaterali. Sopraggiungono intanto altri marciatori, sempre scortati da lontano dall'implacabile allenatore. Veronica si è fatta seria, non risponde neanche alle mie scherzose provocazioni, è diventata una vera atleta :) Poco prima dell'ultimo ristoro è in crisi da sete, quindi sprinto per 400 metri, recupero due bicchieri e l'aspetto, riuscendo ad evitarle la solita confusione. Quando ripartiamo, il ritmo è decisamente più alto e riusciamo a cogliere l'onda giusta, superando svariati concorrenti ed accodandoci a quelli più frizzanti.

A riprova dei nostri sfrozi, l'ultimo chilometro è divorato a 4'33", andando a sverniciare qualche malcapitato/a nello sprint finale. Il crono è di tutto rispetto: 1h48'50" RT per Veronica (345a), un secondo in più per me (347o), a fronte dell'identico tempo assoluto di 1h49'23". Risultato raggiunto!

Nel post gara ritroviamo Davide (32° assoluto, 3° nei TM con 1h25'37") e Chiara (neo venticinquenne!), 125a in 1h35'54" - 4a tra le donne). Mentre ci rechiamo alle premiazioni, scopriamo che pure Veronica è andata a premi, cogliendo il 2° posto nelle TF! Giornata ottima, non  poteva andare meglio!

giovedì 14 novembre 2013

Pensieri tra Trento e Bolzano

Lo confesso: quando mi chiedono la disponibilità per missioni lavorative, la prima cosa che controllo sul PC non è la disponibilità di alberghi e B&B, ma di piste e sentieri da correre. Prima di accettare Trento (dove mi trovo ora) ho smanettato su runningforum e ho chiesto pareri ad amici corridori.
Poi ho controllato le foto: montagne a portata di mano, pardon di gamba, piste ciclabili in abbondanza, tutto ok.
Mentre svolgo il mio lavoro ripenso ai miei amici della FAK: loro hanno cavalcato la notte prealpina, andando sul Palanzone con le frontali, mentre io corro sul Lungoadige. Mi sovvengono altri pensieri, nei chilometri della ciclabile che conduce a Bolzano, rischiarato dal (poco) chiaro di luna e dalla pila.
Perchè corro? La domanda per me è mal posta. Dal mio punto di vista dovrebbe essere "perchè stare fermi?": come cantava il Liga "ci riposiamo solo dopo morti", e così, dopo tapasciate, corse, mezzemaratone, mi imbarco in altri chilometri, lontano da casa. D'altronde, Paese che vai, strade che corri :)
Non comprendo, veramente, chi mi dice "beato te che hai tempo". Quali cose non faccio giornalmente? Non guardo TV, se non a casa di altri. Non fumo. Bevo poco caffè. Ho ridotto le mie partite di calcio. Preferisco leggere, con una bella tisana fumante a ristorare il corpo e la mente.
Ok, capisco che correre non sia per tutti. Ci vogliono doti tecniche e atletiche. Ci vuole soprattutto una robusta forza mentale per partire, prima, e non mollare, poi.
Non vi peserà, vi solleverà: tutto quello che investite correndo, vi ritornerà nella vita quotidiana. La corsa è un volano. Avete gambe per correre e ali per volare.

domenica 3 novembre 2013

Fattore K: la scelta delle scarpe

Le scarpe sono l'accessorio più importante nella corsa, quindi la loro scelta implica alcune considerazioni fondamentali.
La prima è la postura del piede, ossia il tipo di appoggio che questo assume al contatto con il terreno: vi sono tre categorie, ossia pronazione (appoggio verso l'interno), neutralità, supinazione (appoggio verso l'esterno). Dall'identificazione del proprio appoggio discende la possibilità di scegliere in maniera appropriata la scarpa.

Per capire il proprio appoggio esistono diversi test: dal piede bagnato sul foglio di carta sino alla pedana baropodometrica passando per l'esame dell'usura della calzatura. Nessuno di questi esami è risolutivo in sè e per sè, in quanto il corpo umano (quindi anche i piedi) muta stile con la prosecuzione della singola sessione di corsa. Addirittura la postura assume modifiche definitive man mano che impariamo a correre, diventando sempre più efficienti. Quindi è meglio condurre delle "indagini comparate", non tralasciando nessun aspetto.

Le scarpe da corsa si dividono in 5 categorie: la maggiore discriminante è il peso, il quale a sua volta deriva dalla struttura della scarpa. Tendenzialmente, maggiore protezione significa maggior peso, ma le recenti innovazioni (tecnologia, materiali, tecniche costruttive) consentono di diminuire peso, mantenendo protezione e ammortizzazione. Vediamo nel dettaglio:
  • A0 Minimaliste: rispondono alla recente moda di "assecondare la biomeccanica naturale". soprattutto con un dislivello minimo tra avampiede e calcagno (cd. differenziale), che va a diminuire significativamente il peso della calzatura. Purtroppo non sono adatte a tutti, in quanto il runner arriva normalmente da una storia più o meno lunga, con l'utilizzo di scarpe più o meno adatte. Ne consegue che il piede ha una sua storia. Non a caso sono sconsigliate a soggetti pesanti e/o pronatori. Tutti gli altri dovrebbero avvicinarsi gradualmente a questa tipologia di scarpe.
  • A1 Superleggere: sono scarpe da gara, con un differenziale minimo (maggiore rispetto alle A0), leggere, adatte a runner leggeri e veloci. Rispondono ad una filosofia di corsa classica, che prevede ammortizzazione e flessibilità a carico della calzatura. Peso <250 gr.
  • A2 Intermedie: spostano la lancetta della bilancia verso i 300 gr (dai 250 sino ai 290 gr)., inserendo elementi che aumentano ammortizzazione e stabilità, con un differenziale superiore rispetto alle A1. Sono calzature da gara, solo i leggeri possono usarle anche per allenarsi.
  • A3 Massimo Ammortizzamento: scarpe classiche, con modelli per tutte le posture e per tutte le tasche. Superano i 290 grammi, ma vi sono modelli che scendono al di sotto di questa soglia. Il differenziale è marcato, con consequenziale aumento di ammortizzazione e protezione del piede.
  • A4 Stabili: calzature adatte ai pronatori, aumentano gli elementi di protezione e quindi anche il peso. Sconsigliate a tutti gli altri.
Un altro concetto degno di nota è l'usura: in altro post segnalavo l'obsolescenza programmata, commentando l'incredibile consumo delle mie calzature a fronte della durata dichiarata dal produttore. A fronte di un'usura negativa, inevitabile, ce n'è una positiva, ossia la possibilità di modellare le calzature sui nostri piedi per avere la massima resa. Chiaramente si tratta di un rapporto bilaterale, in quanto pure i nostri piedi, chilometro dopo chilometro, si adattano alle nostre scarpe, minimizzando le distanze necessarie ad avere la calzatura "già rodata", ma che giocoforza dovrà scontare la fine della sua vita (ossia, prima o poi dovremo cambiarla).