domenica 21 giugno 2015

21.06.2015 - Monza Resegone... corsa da non partente

E' passato un altro anno e siamo ancora qui. Monza, Arengario stracolmo di gente in un frizzante sabato sera di giugno. C'è la Monza-Resegone.



Niente panico, l'anno scorso avevo annunciato urbi et orbi che non avrei disputato la gara nel 2015: con mia somma sorpresa ho mantenuto la promessa. Tuttavia, sono venuto lo stesso in Centro a tifare per amici e conoscenti, magari stringendo alleanze per il 2016.

E' un sabato strano, con tre eventi "maggiori" in contemporanea: la Coppa Intereuropa in Autodromo, Manu Chao al Parco e appunto la Mo-Res da Piazza Roma. Manca il Family Day, ma forse è meglio così: già il sindaco Scanagatti ha le sue gatte da pelare e per una volta non invidia il collega Marino. 

Più realisticamente Monza manca di maturità nell'organizzazione di certi eventi, con gli oneri scaricati sui comuni limitrofi: basterebbe un mini-piano del traffico come per il GP per gestire le 40mila persone in transumanza verso il Mirabello senza che tutto vada a ramengo, ma tant'è. La voglia di esserci, al netto dell'allenamento pomeridiano, mi porta a superare gli ostacoli sul percorso e a fiondarmi in Monza.

Grazie al provvidenziale scooter sono in loco per le 20.15, in tempo per un po' di Pubbliche Relazioni e un caffè: i soci Bocia sono già in fibrillazione, anche se, complice il numero record di partenti (300 terne partenti), inizieranno la loro avventure dopo le 22.00. Una Mo-Res in versione catena di montaggio, con tanto di speaker-intrattenitore, sindaco di contorno e alpino sbandieratore sulla pedana: evoluzione dei tempi non sempre ben vista, soprattutto per chi deve curare la salvaguardia degli atleti e contemperare il traffico del sabato sera.

La serata scorre tranquilla, i ragazzi partono in serenità, con le bici d'appoggio già sulla via, pronti a seguire i podisti dal Ponte dei Leoni: la fresca serata rappresenta il clima ideale per correre ed io, a bordo del mio SH300, mi devo coprire per evitare sbalzi termici. Ci vuole poco, il tempo di un rifornimento volante e poi via, verso la vecchia SS36: da Biassono ad Arcore, ormai deserta e senza macchine, raggiungo Usmate con le ultime terne e inizio la mia lenta risalita verso l'Adda. Tra Carnate e Lomagna riconosco la terna presidenziale, con Maurizio e Max, miei compagni nel 2013: mi fermo poco più avanti e, in attesa di un incitamento, scambio quattro chiacchiere con un motociclista di passaggio, affascinato e terrorizzato dai 40+ km fino a Capanna Monza.

Riparto, e nel lungo serpentone umano, incrocio facce conosciute e non, fermandomi a Cernusco per incitare los cognatos Reno e Ste, lanciatissimi verso Olginate. Recupero anche i Bocia Top, con Cordoni Pozzi Galli davanti a Mauri, Ghezzi Casati. Seguono le ammiraglie a due ruote con rifornimenti e strategie.

Dopo aver girato per quasi 20 km mi attesto poco prima del Ponte tra Olginate e Calolzio: a sottolineare la magia di questa gara che accomuna chi corre e chi tifa, scopro, tra i tifosi accanto a me, i genitori di un collega di fatica che qualche giorno fa ho incrociato ai Bocia. C'è giusto il tempo di rivedere e incitare molte delle facce superate prima, prima di qualche scatto volante, tra quattro chiacchiere.

Mi sposto dall'altra parte dell'Adda e supero i Bocia Top a Calolzio, dove accompagno Alberto a passo d'uomo mentre gli altri si cambiano: una volta raggruppate le terne biancoverdi, ci dividiamo. Mentre gli atleti salgono per i gradini, accompagnatori e tifosi si muovono sulla carrozzabile: il serpentone di moto e bici è impressionante, soprattutto calcolando l'orario. 

E' quasi la una, sicuramente ci sono stati i primi arrivi a Capanna Monza (alle 22.30 lo speaker aveva annunciato i transiti dalla Cicognola, tra Merate e Calco). Parcheggio lo scooter all'ingresso del paese (la strada regala sempre emozioni, specialmente in questa notte) e inizia la mia "gara": il tempo di scambiare due parole con lo Ste Ripamonti, appiedato improvvisamente dal terzo componente, e mi attesto vicino al gonfiabile in attesa dei miei soci.

Già da Olginate la temperatura è stata eloquente, ma la corsa e l'attesa non fanno sentire il fresco: quando arrivano le due terne (ormai gruppo unico), mancano Clod e Alberto, attardatisi a Rossino e in transito dopo pochissimi minuti. Nel mentre scatto qualche foto, scambiando pareri a ai bordi del ristoro. I ragazzi ripartono, mentre le ammiraglie a due ruote (Sara, Nadia e un amico vivandiere) tornano verso Rossino: tento di accompagnare i podisti per un tratto, salvo poi tornare indietro ritenendo esaurita la mia missione. Errore... da lì inizia il mio lavoro di traghettatore, avanti e indietro da Erve Centro sino alla mini-rotonda alla fine della strada asfaltata: ultimi in ordine a venire scortati sono i giovani (di spirito) della Terna Presidenziale, con Max in gran spolvero e Maurizio in recupero.


Faccio in tempo ad incrociare Lucia che mi irretisce parlando di birra e panino con salamella: nonostante l'appetito, il sonno mi tenta di più, così saluto la compagnia e inforco il fido dueruote, non prima di aver salutato Scopa della Gara, Sindaco, Protezione Civile e Carabinieri. Nel silenzio della discesa emerge la luminosa Pianura, peccato non aver avuto la reflex! 

Nel deserto più completo della SS36 (nonostante qualche ora prima ci fosse un tifo da stadio) riesco a intercettare l'Ale Galbiati (mente della Lisunada) a bordo della bici con cui ha assistito il Barba (al secolo Maurizio Mariania, Presidente del TTB e alla sua 30ima Mo-Res!). Data la precaria illuminazione, lo affianco sino a Arcore per poi tagliare verso casa mia. Nel mentre alcuni reduci del concerto di Manu Chao (sono le 4 am) camminano stanchi per le strade di Biassono, altri dormono stesi all'addiaccio tra le aiuole davanti casa. Che dire?
Ci rivedremo nel 2016...

sabato 18 aprile 2015

Formula 1 specchio della realtà? Dal tweet di Paola Saluzzi alla "voracità" di Bernie Ecclestone

Purtroppo in Italia (Istria e Ticino inclusi) il motorsport (una volta denominato "le corse in macchina") si scontra con un atavico vizio nostrano, ossia il tifo: i partigiani partono in quarta, inneggiando a questo o a quel pilota, purché guidi una precisa casa automobilistica, con sede a Maranello e con effigie un cavallino rampante.

In Italia il servizio pubblico (RAI) ha scelto, già due anni fa, di non acquisire l'intero pacchetto del Campionato di F.1, lasciando subentrare Sky con i suoi potenti mezzi. Ai nazionalpopolari Mazzoni e Capelli si sono sostituiti Vanzini e Genè, non meno schierati dei primi (il secondo è addirittura un dipendente di Maranello). Da qui derivano alcune logiche considerazioni sulla faziosità dei conduttori (vedremo Massimo Mauro, Zvone Boban e Gianluca Vialli con le maglie delle loro ex squadre, come già accade nelle reti televisive minori per personaggi simili?) e sulla porta girevole che sembra unire i lati del paddock: infatti da ultimo il buon Antonini, professionista di rara chiarezza, è passato a dirigere il reparto Comunicazione della Gestione Sportiva Ferrari, in quella che pare (anche) un'operazione simpatia, dopo le direzioni Colajanni e Bisignani jr.

Tutto quanto sopra premesso, appare come un fulmine a ciel sereno un tweet sarcastico (poi cancellato) di Paola Saluzzi, conduttrice Sky, che mette alla berlina Fernando Alonso per le dichiarazioni in una recente intervista: Alonso @ScuderiaFerrari gli è tornata la memoria e si è ricordato di quanto sia #arrogante #invidioso #pezzodiimbecille.

Un gesto sicuramente discutibile, dettato più dal tifo che da un'analisi a sangue freddo delle caratteristiche del pilota asturiano: già, perché in anni di militanza (e ancor prima, durante il periodo in Benetton), pare poco verosimile che la Saluzzi (e, come lei, altri milioni di italiani) non si fosse accorta della scarsa umiltà del signor Alonso. Così modesto e dotato di spalle larghe (tra gli altri vedasi la boutade di Monza '14) da venire soprannominato Lamentonso.

L'episodio, di per sé non particolarmente rilevante (o comunque stigmatizzabile come giornalismo-tifo), ha acquisito peso proprio in virtù del rapporto tra SKY e la F.1, tanto che quando il poco permaloso Fernando si è accorto del tweet (o meglio, se n'è probabilmente accorta una solerte addetta stampa), ha sospeso ogni comunicazione con l'emittente di Murdoch, dove peraltro lavora il suo (ex) sodale Marc Genè, lasciando sorprese (o segretamente gongolanti) altre emittenti.



In tal senso la direzione generale di Sky ha sospeso Paola Saluzzi per una settimana, con ciò operando una chiara scelta sacrificale: nel mondo della comunicazione istantanea non è peregrino invocare più prudenza da un lato e più elasticità dall'altro. Se proprio si vogliono evitare situazioni così imbarazzanti, forse sarebbe meglio fissare preventivamente alcune regole, come peraltro già stabilito nella redazione di alcuni quotidiani (es. La Stampa).

Morale? Alla fine la Saluzzi ha scontato la sospensione, Alonso ha ricevuto le scuse per quelli che obiettivamente sono insulti, ma non di meno i veri sconfitti sono i social, o meglio un certo tipo di (ab)uso che stravolge i rapporti umani, con quei 140 caratteri che paiono sempre più un ingombro.

Parlando di ingombri, seppur di altro genere, come qualificare Bernie Ecclestone e le sue ultime dichiarazioni sul destino di Monza? Molti giornalisti italiani, secondo il celebre aforisma di Flaiano, fanno a gara nel definirlo dinosauro, vorace, burattinaio. E' vero, il buon vecchio Bernard non è mai stato facile alla trattativa (e difatti si è circondato di suoi simili, non ultimo il sig. Lattoneddu), però è un imprenditore, e come tale punta più al fine di lucro (anche per pagare gli alimenti alla ex moglie Slavica) che alla sportività decoubertiniana. Nulla di eccezionale, ma i media italiani, per par condicio, prima di lui avrebbero dovuto mettere alla berlina una nutrita fila di personaggi, non ultimo un certo Monte(prez)zemolo. Cosa puntualmente non verificatasi.



L'oggetto della discordia è stato l'ultimatum (si può chiamare come si vuole, ma questa è la sostanza) con cui Mr. F.1 ha inteso mettere sul chi va là il mondo motoristico italiano, ricordando gli accordi presi con svariati uomini politici (e non) in merito al GP di Monza dal 2016 in poi. Accordi economici stretti all'ultimo GP (2014) che ora, complice il cambio di dirigenza all'Autodromo, sembrano riposti in un cassetto. Ergo, se fossi un giornalista, prima di dare un epiteto a caso, farei delle domande (scomode) a chi quegli accordi li ha sottoscritti e a chi l'Autodromo lo dirige e/o  lo fa dirigere. Eppure vi sono poche eccezioni a quest'andazzo, perché pare molto più comodo incolpare il buon vecchio Bernie. Sicuramente lui ha il cervello più fino e le spalle più larghe di qualche pilota.

sabato 11 aprile 2015

Fattore K: Verso l'infinito e oltre... ovvero come arrivare sani e salvi al traguardo della Monza - Resegone

7 aprile 2015: alle ore 9.00 si aprono le iscrizioni alla Monza - Resegone, peculiare gara nel panorama lombardo e definita, molto significativamente, la Regina delle Incertezze. Con i miei due arrivi a Capanna Monza, ho maturato qualche idea per evitare ulteriori errori.
Chi leggerà questo post, probabilmente si sarà già iscritto (con successo o meno - la lista d'attesa è il Purgatorio del podista); sicuramente non starà ancora meditando, anche perchè le iscrizioni si sono chiuse in 10 minuti. 
Quindi, se siete nella masnada di dannati, potete proseguire; se viceversa siete scampati all'insano impeto di trovare due compagni di sventura e dare il vostro nominativo, il vostro obiettivo rimane non farvi convincere da qualche pazzo alle 19.15 del giorno di gara.
Ma andiamo con ordine.


Lui adora i piani ben riusciti...

1. La compagnia: la Mo-Res si corre in tre: inutile avere gente che corre la maratona in 2h15' se poi il #2 e/o il #3 non regge/reggono il ritmo del moribondo (10 km in 60'). Oltre al rischio di squalifica, si pone la concreta possibilità di non giungere a Erve per consunzione di uno o più componenti della terna.
2. La conoscenza reciproca: niente serate alcooliche (prima della gara, quanto meno), piuttosto sessioni di corsa insieme superiori ai 60' e poi ai 120'. Solo così scoprirete limiti e potenzialità dei vostri compari.
3. Il piano: in pieno stile Hannibal Smith, il piano da Monza a Calolziocorte può essere la chiave del vostro successo; se ben riuscito vi condurrà ad Erve con la massima serenità. Per arrivarci, bisogna allenarsi per quei famosi 30 km di piano. Una vera maratonina atipica, che richiede soluzioni atipiche: provate a variare l'allenamento, giusto per toccare qualche nuovo tasto; ad esempio, provate ad uscire la mattina presto senza colazione per 10 km facili e poi tastatevi il polso. Sembra una cosa da nulla, ma anche il miglior maratoneta conosce il muro dei 35 km...
4. La salita: dopo Calolzio c'è qualche km di salita. Niente di assurdo (salvo qualche gradino), ma arriva dopo il piano: per comprendere le vostre reazioni e la diversa pendenza, provate un bel misto, tipo Segrino+Cornizzolo.
5. L'arrampicata: se 32 km di piano e 5 di salita non vi sono sembrati sufficienti, sappiate che a Erve inizia il divertimento, con una bella impennata verso Capanna Alpinisti Monzesi. Niente più strada, ma solo uno scomodo, trafficatissimo, sentiero in cui è quasi impossibile superare. Anche qui, è consigliabile farvi qualche chilometro su pendi simili.
6. L'integrazione alimentare: finora il discorso è rimasto sulla prestazione atletica; se volete terminare la gara dovete pensare a come sostituire/integrare i generosi banchetti del ristoro. Sperando che non vogliate fermarvi ogni 5 km (con sommo disappunto degli altri componenti della terna) il consiglio è recuperare un baldo giovane che si occupi dei rifornimenti di corsa, magari a bordo di una bici o di uno scooter.
7. Il menù: non puntate su integrazione solida, ma su gel e polveri orosolubili. Abbiate l'accortezza di testarli prima della gara, di modo da contenere eventuali effetti avversi. Non ci sono molti bagni lungo la strada verso Erve.
8. Il meteo: Non portatevi ingombranti kway, non si tratta del Kima o della ResegUp. Meglio far portare all'ammiraglia (vedi punto 6) un ricambio volante con un asciugamano.
9. Lo zaino del ritorno: puntate su pochi ricambi (e sui 5 euro per la birra). Il grosso dei bagagli lasciateli sulla macchina a Erve, la vostra schiena ringrazierà.
10. La riserva: ultimo, ma non da meno, il grande classico inaspettato. Capita l'imprevisto con defezione di un componente della terna. Come fare? Meglio precettare per tempo uno sventurato.